Per molti ragazzi con dislessia la scuola è un terreno minato: paura di sbagliare, frasi-mantra come “è inutile, tanto non capisco nulla” rinuncia preventiva. All’Istituto Serafico di Assisi, centro riconosciuto per la sua esperienza nell’ambito dei Disturbi specifici dell’apprendimento, è nata una metodologia che mette al centro la motivazione e che ha trovato nella narrazione la sua chiave più potente. Seguendo gli interessi degli studenti, sono arrivati in classe Ulisse, Medusa, Atena e persino il Colombre di Buzzati, miti antichi e favole moderne diventati strumenti per riconoscersi, per affrontare le paure e per riorganizzare le strategie di studio.
Negli ultimi cinque anni, viene spiegato in una nota diffusa in occasione della Giornata mondiale di consapevolezza sulla dislessia dell’8 ottobre, si è scelto di analizzare in modo mirato un campione di 34 studenti con dislessia seguiti al Serafico, per monitorarne con precisione l’andamento attraverso prove standardizzate e test ripetuti nel tempo. Una scelta metodologica che ha permesso di raccogliere dati solidi e comparabili. E i risultati sono netti: “31 su 34 – pari al 91,17% – hanno migliorato le competenze di comprensione del testo in prove riconosciute a livello nazionale come le Mt, le Prove criteriali e la Prova di studio della batteria Amos, i test di Abilità e Motivazione allo Studio, usati in ambito scolastico per valutare non solo le abilità cognitive ma anche le componenti emotive e motivazionali legate all’apprendimento come ansia, autostima, resilienza, motivazione, strategie di studio”. È proprio grazie a questi strumenti che è stato possibile documentare i cambiamenti nei ragazzi, prima e dopo i percorsi educativi. Sul fronte emotivo i risultati sono altrettanto significativi: “Tra i 18 studenti valutati con Amos 8–15 e Amos Qar, 15 (83,3%) hanno ridotto i livelli di ansia, 2 sono rimasti stabili e solo 1 ha mostrato un peggioramento. Nei test che misurano ansia e resilienza insieme, 7 su 8 ragazzi (pari all’87,5%) hanno mostrato contemporaneamente un calo dell’ansia e un aumento della resilienza”. E la motivazione? “Nei protocolli disponibili, 10 su 15 studenti (66,6%) sono passati da una spinta estrinseca – ‘studio perché devo’ – a una spinta intrinseca – ‘studio perché ci credo’ – , mentre altri 4 hanno migliorato l’atteggiamento scolastico. I benefici sono emersi anche nei contesti più complessi. In un istituto tecnico superiore, una classe con studenti segnati da problemi di condotta e difficoltà di apprendimento ha lavorato sul viaggio di Ulisse come metafora dell’apprendimento e della vita, e sul Colombre come simbolo delle paure che bloccano le scelte. Alla fine del percorso, il 76% ha migliorato la comprensione del testo, il 38% ha ottenuto voti più alti e i provvedimenti disciplinari sono passati dal 23% allo 0%, limitando gli interventi ad ammonizioni orali”.
“Non ci fermiamo al mero apprendimento, ma agiamo sulla percezione di se stessi” spiega Silvia Contini, che si occupa del laboratorio di comprensione e produzione del testo presso l’Istituto Serafico. “La diagnosi è solo un punto di partenza, perché l’intelligenza non si esaurisce in un numero ma si nutre di ingegno, creatività, immaginazione, intuizione e resilienza: esattamente la stessa forza d’animo che apparteneva agli eroi antichi”.