Diocesi: Verona, conclusa la seconda edizione della rassegna “Poeti sociali” sul tema “Fraternità è il nome della pace”

La rassegna “Poeti sociali” “ci ha fatto toccare con mano persone che sperano a dispetto dell’angoscia, diventando così creditori del futuro”. Lo ha detto mons. Domenico Pompili, vescovo di Verona, alla conclusione della seconda edizione dell’iniziativa voluta dalla Chiesa di Verona e promossa dalla Fondazione Toniolo. In questi giorni “ci siamo confrontati non con delle idee, tantomeno con delle dotte accademie, ma – ha aggiunto il presule – con delle persone che, a mani nude, raccontano la loro vita e la raccontano in modo da farci comprendere che sono in credito verso il futuro, non immobilizzate rispetto al presente, tantomeno al passato; per questo sono persone che danno speranza”. “Fraternità è il nome della pace” è stato il tema di questa di questa edizione con riferimento forte al santo d’Assisi negli 800 anni del Cantico delle Creature e al papa argentino a pochi mesi dalla sua morte e che si è conclusa ieri con la celebrazione eucaristica a San Bernardino presieduta da mons. Pompili e la preghiera ecumenica al Tempio Valdese con lo stesso vescovo di Verona, la pastora valdese Laura Testa, la pastora metodista Cristina Arcidiacono, il padre ortodosso Leonardo Lenzi. Gli appuntamenti sono, poi, proseguiti in Gran Guardia: in tarda mattinata la presenza del giornalista Mario Calabresi che ha raccontato del suo recente dialogo con il card. Pierbattista Pizzaballa: “Siamo in un tempo in cui si bruciano in fretta le cose, sui mezzi di comunicazione non c’è spazio per argomentare, per cui chi ha un pensiero o una situazione più complessa si ritrae”. Riferendosi al suo ultimo libro “Alzarsi all’alba” (Mondadori) ha sottolineato che “siamo nell’era della comodità per cui tutto ci arriva agevolmente a casa e la parola fatica non è più detta. Ha perso ogni attribuzione positiva che un tempo aveva e come genitori crediamo che voler bene ai figli sia essere amici e togliere loro la fatica. C’è però un doppio problema: la fatica prima o poi arriva e il rischio è che in quel momento ci si senta sbagliati; senza la fatica non si possono conquistare cose grandi e ottenere risultati”. Dopo le testimonianze di poesia sociale raccolte da Lucia Capuzzi e Giovanni Ferrò, l’arte di Lia Beltrami, la cura per le persone e i morti dimenticati portata avanti da Cristina Cattaneo anche attraverso Labanof, è stato il momento della testimonianza di Diane Foley, mamma del giornalista Jim ucciso dall’Isis in Siria nel 2014: ha raccontato come si può cambiare un futuro che sembra inevitabile anche attraverso una realtà come la James Foley Foundation, che lavora su più fronti ovvero l’attenzione per gli ostaggi americani, la protezione e la formazione dei giornalisti, l’ispirare al bene che sa anche arrivare al perdono. Nel pomeriggio si è parlato anche di leadership e impegno per il bene nel Forum AnimAzione “Dalla Dottrina sociale della Chiesa, un’anima spirituale all’imprenditoria”; di responsabilità e scelte nel vivere le relazioni in “Le fiabe non sono favole” con Jacopo e Silvano Petrosino; dell’eredità e delle prospettive donate dall’enciclica Laudato si’ con mons. Pompili, Carlin Petrini e p. Gaël Giraud i quali hanno evidenziato come nel nostro quotidiano ci siano tante piccole azioni che possiamo fare per cambiare il mondo e che la fraternità è anche l’unica via per un’ecologia integrale. il finale con Ambrogio Sparagna e i Solisti dell’Orchestra popolare italiana e il poeta Davide Rondoni, presidente del Comitato nazionale dedicato all’ottavo centenario della morte del Patrono d’Italia.

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