“La guerra perpetrata dall’esercito israeliano per sconfiggere i miliziani di Hamas non tiene conto che ha davanti una popolazione per lo più inerme e ridotta allo stremo delle forze, in un’area disseminata di case e di palazzi rasi al suolo: basta vedere le immagini aeree per rendersi conto di che cosa sia Gaza oggi”. Lo afferma il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, in un’intervista rilasciata ai media vaticani a due anni dall’attacco terroristico perpetrato da Hamas contro Israele. “Mi sembra altrettanto evidente che la comunità internazionale risulti purtroppo impotente e che i Paesi in grado di influire veramente fino ad oggi non l’abbiano fatto per fermare la carneficina in atto”, il grido d’allarme di Parolin, che rilancia “le parole chiarissime” pronunciate il 20 luglio scorso da Papa Leone XIV: “Alla comunità internazionale rivolgo l’appello a osservare il diritto umanitario e a rispettare l’obbligo di tutela dei civili, nonché il divieto di punizione collettiva, di uso indiscriminato della forza e di spostamento forzato della popolazione”. “Parole che ancora attendono di essere accolte e comprese”, commenta il cardinale, secondo il quale la comunità internazionale “può fare molto di più rispetto a ciò che sta facendo”: “Non basta dire che è inaccettabile quanto avviene e poi continuare a permettere che avvenga. C’è da porsi delle serie domande sulla liceità, ad esempio, del continuare a fornire armi che vengono usate a discapito della popolazione civile. Purtroppo, lo abbiamo visto, finora le Nazioni Unite non sono state in grado di fermare quanto sta accadendo. Ma ci sono attori internazionali che sarebbero invece in grado di influire maggiormente per porre fine a questa tragedia e occorre trovare una strada per dare alle Nazioni Unite un ruolo più efficace nel porre fine alle tante guerre fratricide in corso nel mondo”.