Povertà: Libera, “cancellazione del Reddito di cittadinanza espone le persone al ricatto del welfare mafioso”

“La giustizia sociale è la precondizione per sconfiggere le mafie. Per questo da più di 10 anni Libera si batte per veder riconosciuto anche nel nostro Paese il diritto al reddito, strumento indispensabile nel contrasto al welfare mafioso sui territori. Cancellare il diritto al Reddito di cittadinanza con un sms come fatto dal governo Meloni non solo lascia senza alternativa più di 600mila persone, non solo viola l’obbligo della Costituzione richiamato anche dall’art.3, ma le espone al ricatto del welfare mafioso”. In una nota Giuseppe De Marzo, responsabile delle politiche sociali di Libera, commenta così la cancellazione con sms del Reddito di cittadinanza. De Marzo spiega: “La crescita di povertà e disuguaglianze rafforza le mafie, come abbiamo visto durante la pandemia, indebolendo pericolosamente le istituzioni democratiche. Per questo chiediamo al governo Meloni di ritirare il provvedimento con cui cancella il Reddito di cittadinanza per centinaia di migliaia di persone. Ci appelliamo alle forze politiche in Parlamento affinché possa essere ripristinata una misura di intervento sociale che, pur con i suoi limiti e le sue problematicità, ha dimostrato la sua utilità nel contrasto a disuguaglianze e mafie”.
De Marzo osserva: “Da anni povertà e disuguaglianze continuano a crescere nel nostro Paese. In Italia la povertà assoluta è triplicata negli ultimi 12 anni ed abbiamo più di un milione di minori in condizioni di indigenza, molto più che in altri paesi europei. Investire sui pilastri sociali europei – reddito minimo garantito, diritto all’abitare e servizi sociali di qualità – è l’unica strada per contrastare le disuguaglianze e garantire la dignità di tutti e tutte come impone la nostra Costituzione”. “In assenza di interventi e politiche sociali efficaci – conclude l’esponente di Libera – sono le mafie a rappresentare oggi l’unica risposta possibile per milioni di persone in difficoltà e spesso abbandonate dallo Stato”.

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