Papa Francesco: a Delegazione Patriarcato ecumenico, “chiamati a cercare insieme una modalità di esercizio del primato che, nel contesto della sinodalità, sia al servizio della comunione della Chiesa”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Desidero anzitutto esprimere la mia gioia per il buon esito della quindicesima sessione plenaria della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, che ha avuto recentemente luogo ad Alessandria d’Egitto su generoso invito del caro fratello, Sua Beatitudine Theodoros II, Papa e Patriarca greco ortodosso di Alessandria e di tutta l’Africa. È stato importante aver condotto una lettura comune del modo in cui si è sviluppato in Oriente e in Occidente il rapporto tra sinodalità e primato nel secondo millennio: ciò può contribuire al superamento di argomenti polemici utilizzati da entrambe le parti, argomenti che possono sembrare utili a rinsaldare le rispettive identità, ma che in realtà finiscono con il concentrare l’attenzione solo su sé stessi e sul passato”. È quanto si legge nel testo del discorso preparato e consegnato da Papa Francesco, in occasione dell’udienza ai membri della Delegazione del Patriarcato ecumenico, giunta come di tradizione a Roma in occasione della solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.
“Oggi, tenendo a mente gli insegnamenti della storia, siamo chiamati a cercare insieme una modalità di esercizio del primato che, nel contesto della sinodalità, sia al servizio della comunione della Chiesa a livello universale – osserva il Pontefice -. A questo proposito una precisazione è opportuna: non è possibile pensare che le medesime prerogative che il Vescovo di Roma ha nei riguardi della sua diocesi e della compagine cattolica siano estese alle comunità ortodosse; quando, con l’aiuto di Dio, saremo pienamente uniti nella fede e nell’amore, la forma con la quale il Vescovo di Roma eserciterà il suo servizio di comunione nella Chiesa a livello universale dovrà risultare da un’inscindibile relazione tra primato e sinodalità”.
Il Santo Padre invita a non dimenticare “poi mai che l’unità piena sarà dono dello Spirito Santo e che nello Spirito va cercata, perché la comunione tra i credenti non è questione di cedimenti e compromessi, ma di carità fraterna, di fratelli che si riconoscono figli amati del Padre e, colmi dello Spirito di Cristo, sanno inserire le loro diversità in un contesto più ampio. Questa è la prospettiva dello Spirito Santo, che armonizza le differenze senza omologare le realtà. Noi siamo chiamati ad avere il suo sguardo e dunque a chiederlo insistentemente in dono. Preghiamo lo Spirito senza stancarci, invochiamolo gli uni per gli altri! E condividiamo fraternamente quanto portiamo nel cuore: dolori e gioie, fatiche e speranze”.

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