Papa in Sud Sudan: preghiera ecumenica. Welby, “mio fratello e mia sorella non sono mai miei nemici”

(Foto Vatican Media/SIR)

“L’essere cristiano porta tutti nella comunione dei credenti. Non importa se proveniamo da Paesi diversi, da denominazioni diverse, da tribù diverse”. Lo ha detto l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, nell’omelia pronunciata durante la preghiera ecumenica al mausoleo “John Garang”. “I miei cari fratelli – Papa Francesco e il Moderatore Iain – e io siamo qui come parte della vostra famiglia, della vostra comunione, per stare con voi e condividere la vostra sofferenza”, ha spiegato Welby: “Abbiamo intrapreso questo pellegrinaggio di pace come non si era mai fatto prima, mai. Non possiamo, non vogliamo essere divisi. Niente sulla Terra può separarci dall’amore di Dio in Gesù Cristo. Nulla può separarci gli uni dagli altri nella condivisione di questo amore. Il sangue di Cristo ci unisce, indipendentemente dalle nostre differenze. Basta da solo per la nostra salvezza. Non abbiamo bisogno di altri sacrifici”. “Mia sorella e mio fratello non sono mai, mai, mai miei nemici”, ha esclamato l’arcivescovo di Canterbury: “C’è un posto e un ruolo per voi nella famiglia dei credenti, ed è quello di fare ciò che potete per condividere l’amore che vi è stato dato. Anche se si tratta di una piccola cosa. Ascoltate Gesù oggi. Amate qualcuno che è diverso da voi oggi. Abbracciatelo, condividete il cibo, proteggetelo. Pregheremo per voi, cari fratelli e sorelle. Non siete abbandonati. Che Dio vi protegga, che vi santifichi e che possiate conoscere la Sua pace. E che noi, insieme, possiamo adorare il Dio che si è fatto uomo e ha condiviso le nostre sofferenze, per poter diventare uno e condividere la sua gloria”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia