Papa in Sud Sudan: incontro clero, no a “tentazione dell’individualismo, degli interessi di parte”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Intercedere non vuol dire semplicemente ‘pregare per qualcuno’, come spesso pensiamo. Etimologicamente significa ‘fare un passo in mezzo’, fare un passo in modo da mettersi nel mezzo di una situazione’; intercedere è quindi scendere per mettersi in mezzo al popolo, ‘farsi ponti’ che lo collegano a Dio”. Lo ha detto il Papa, sulla scorta del card. Martini, al clero del Sud Sudan, incontrando nella cattedrale di Santa Teresa a Giuba. “Ai pastori è richiesto di sviluppare proprio quest’arte di ‘camminare in mezzo’, ha ribadito Francesco: “in mezzo alle sofferenze e alle lacrime, in mezzo alla fame di Dio e alla sete di amore dei fratelli e delle sorelle”. “Il nostro primo dovere non è quello di essere una Chiesa perfettamente organizzata, ma una Chiesa che, in nome di Cristo, sta in mezzo alla vita sofferta del popolo e si sporca le mani per la gente”, il monito del Papa: “Mai dobbiamo esercitare il ministero inseguendo il prestigio religioso e sociale, ma camminando in mezzo e insieme, imparando ad ascoltare e a dialogare, collaborando tra noi ministri e con i laici. Ecco, vorrei ripetere questa parola importante: insieme. Vescovi e preti, preti e diaconi, pastori e seminaristi, ministri ordinati e religiosi, sempre nutrendo rispetto per la meravigliosa specificità della vita religiosa”. “Cerchiamo di vincere tra di noi la tentazione dell’individualismo, degli interessi di parte”, l’invito di Francesco, secondo il quale “è molto triste quando i pastori non sono capaci di comunione, non riescono a collaborare, o addirittura si ignorano tra loro! Coltiviamo il rispetto reciproco, la vicinanza, la collaborazione concreta. Se ciò non accade tra di noi, come possiamo predicarlo agli altri?”.

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