Papa in Sud Sudan: incontro sfollati interni, “far cessare ogni conflitto”, “non si può più attendere”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Purtroppo in questo martoriato Paese essere sfollato o rifugiato è diventata un’esperienza consueta e collettiva”. A denunciarlo è stato il Papa, nell’incontro con gli sfollati interni alla Freedom Hall, momento centrale della seconda giornata in Sud Sudan, insieme all’arcivescovo di Canterbury e al moderatore della Chiesa di Scozia. Anche da questo luogo dove vivono 2.300.000 sfollati (su un totale di 14 milioni di abitanti), come aveva fatto nella Repubblica Democratica del Congo e nel suo primo discorso in Sud Sudan, Francesco ha rinnovato “con tutte le forze il più accorato appello a far cessare ogni conflitto, a riprendere seriamente il processo di pace perché abbiano fine le violenze e la gente possa tornare a vivere in modo degno”. “Solo con la pace, la stabilità e la giustizia potranno esserci sviluppo e reintegrazione sociale”, l’appello del Papa: “Ma non si può più attendere: un numero enorme di bambini nati in questi anni ha conosciuto soltanto la realtà dei campi per sfollati, dimenticando l’aria di casa, perdendo il legame con la propria terra di origine, con le radici, con le tradizioni”. “Sono con voi, soffro per voi e con voi”, ha esordito Francesco: “È a motivo delle devastazioni prodotte dalla violenza umana, oltre che per quelle causate dalle inondazioni, che milioni di nostri fratelli e sorelle come voi, tra cui tantissime mamme con i bambini, hanno dovuto lasciare le loro terre e abbandonare i loro villaggi, le loro case”.

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