Bolivia: vescovi, “sistema di giustizia e delle carceri inaccettabile, serve riforma. Violazione dei diritti contro la ex presidente Áñez”

(Foto: Conferencia episcopal boliviana)

“In un Paese democratico non è accettabile che tra il 70 e il 75% della popolazione carceraria sia privata della libertà senza una sentenza di condanna, spesso in condizioni disumane”. È la dura denuncia dei vescovi boliviani, contenuta in una nota che è stata diffusa ieri, nella quale si ricordano le parole di Papa Francesco durante la sua visita in Bolivia, nel 2015; nell’occasione espresse solidarietà ai detenuti, che soffrivano per “il sovraffollamento, la lentezza della giustizia, la violenza, la mancanza di terapie occupazionali e politiche riabilitative”.
“Non dimentichiamo – è il monito dei vescovi – che la vita e la dignità di ogni persona sono diritti umani fondamentali e inalienabili e che tutti dobbiamo rispetto e sottomissione alla verità dei fatti”. Perciò, “vogliamo esprimere la nostra preoccupazione e dare il nostro contributo alla deplorevole situazione di violazione dei diritti umani e di manipolazione dell’amministrazione della giustizia che esiste nel nostro Paese”.
La Conferenza episcopale (Ceb) affronta poi il caso personale dell’ex presidente della Repubblica Jeanine Áñez, tratta in arresto mesi fa per il supposto “golpe” che aveva messo fine alla presidenza di Evo Morales, che peraltro nell’occasione si era dimesso. La situazione della ex presidente “è particolarmente preoccupante per l’evidente violazione del suo diritto a difendersi in libertà e in un giusto processo, oltre che per il trattamento spietato ricevuto”.
Il messaggio prosegue chiedendo una “autentica riforma del sistema giudiziario, che ristabilisca l’amministrazione della giustizia trasparente, imparziale e indipendente. Solo così possiamo garantire lo Stato di diritto e la democrazia, la dignità di ogni persona e il bene comune, l’unità e il vero e pieno sviluppo della nostra società. Per questo è necessario un ampio accordo nazionale, in cui tutti i settori politici e sociali abbiano una rappresentanza, in uno spirito di dialogo, pace e rispetto reciproco”. Da qui, ancora una volta, l’appello alla pace e alla riconciliazione rivolto a tutti gli attori politici e istituzionali.

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