Papa in Iraq: card. Sako, “la vostra presenza tra noi ci riempie di speranza”

Una “visita coraggiosa, specialmente per il fatto che si realizza in circostanze eccezionali a motivo delle contese e delle crisi in cui vivono le nostre nazioni e le altre nazioni del mondo”. Così il card. Louis Raphaël Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei e presidente dell’Assemblea dei Vescovi Cattolici d’Iraq, ha definito il 33° viaggio apostolico internazionale di Papa Francesco, ringraziandolo al termine della Messa nella cattedrale caldea di San Giuseppe. “La vostra presenza tra noi, come pellegrino che prega per un mondo più umano, più fraterno, più solidale, più pacifico ci riempie di speranza”, ha proseguito il porporato, che ha citato il Documento di Abu Dhabi e l’enciclica Fratelli tutti, in cui c’è “una visione ambiziosa e coraggiosa per un futuro migliore”. “Tutte le parti dovrebbero considerarsi della stessa famiglia, prendersi cura della casa comune e della solidarietà, e contribuire a uscire dalle crisi soffocanti come la pandemia del coronavirus, la povertà, l’emigrazione, l’estremismo, il terrorismo e i problemi ambientali”, ha concordato Sako, secondo il quale “per realizzare questo progetto vitale, è necessario un risveglio spirituale e morale”. “Questa identità comune di tutti gli esseri umani non minaccia le identità religiose e nazionali diverse, e non cancella le peculiarità, ma piuttosto le arricchisce e le libera dall’estremismo e dal terrorismo, formando bambini e giovani capaci di relazioni quotidiane concrete aperte all’accoglienza, al dialogo, alla comprensione reciproca, alla tolleranza, all’amore, alla bontà, alla pace e al rispetto della vita e dell’ambiente”, il riconoscimento del cardinale, secondo il quale la visita del Papa “incoraggerà gli iracheni a superare il doloroso passato, in vista della riconciliazione nazionale, della guarigione dalle ferite, della coesione e della cooperazione per la crescita, la pace e la stabilità, semplicemente perché sono fratelli diversi e cittadini della terra di Abramo, e perché l’Iraq è la loro casa comune. Per noi cristiani, questa visita è un’opportunità per fare un pellegrinaggio alle nostre prime radici, per una conversione, e per mantenere la nostra identità irachena e cristiana”.

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