America Latina: rapporto Cepal dopo un anno di pandemia. Record disoccupazione. In alcuni Paesi 9 studenti su 10 senza internet

Un impatto devastante sul mondo del lavoro e sul sistema educativo. È quello fotografato dalla Cepal, la Commissione Onu per l’America Latina, che giovedì 4 marzo ha presentato il rapporto annuale “Panorama sociale dell’America Latina”, nel corso di una conferenza stampa virtuale. Il tasso di disoccupazione regionale si è attestato al 10,7% a fine 2020, che rappresenta un aumento di 2,6 punti percentuali rispetto al valore registrato nel 2019 (8,1%). Il rapporto aggiunge che il calo generalizzato dell’occupazione e la partenza della forza lavoro ha colpito con maggiore intensità donne, lavoratori informali, giovani e migranti. In alcuni Paesi, come il Brasile, il Messico, il Paraguay e la Costa Rica, oltre il 70% dei posti di lavoro persi apparteneva al settore informale. Per quanto riguarda l’occupazione giovanile, ci sono dati drammatici, come quelli del Perù (-43,7% in un anno, contro il già pesantissimo calo medio del 39,5%) e del Cile (-40,3%, contro una media del -35,8%). Anche le donne sono particolarmente penalizzate, soprattutto nel settore del lavoro domestico remunerato, calato del 46.3% in Cile, del 45,5% in Cista Rica, del 44.4% in Colombia.
Altro settore in difficoltà gravissima è quello della scuola. In tutta l’America Latina e Caraibi ci sono 167 milioni di studenti colpiti dalla chiusura delle scuole, che ha riguardato con tempistiche diverse 32 Paesi su 33. Fortissimo il disagio tra i pochi bambini benestanti e i tantissimi che vivono in povertà. Per loro è impossibile pensare a forme di didattica a distanza. Basti pensare, per fare alcuni esempi, che il 96,3% dei ragazzi nell’El Salvador, l’88% in Messico e il 79,9% in Colombia vive in abitazioni sprovviste di accesso a internet. Restando ai minori la pandemia acuisce la già drammatica mancanza di protezione sociale. Un terzo delle famiglie con bambini e adolescenti è privo di qualsiasi sistema di protezione sociale. Una percentuale che è addirittura del 72,2% in Honduras e sfiora il 60% in Paraguay e in Perù. Salute, educazione, inclusione digitale e servizi di base sono, secondo la Cepal, altrettante sfide non eludibili per i prossimi anni.

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