Cinema: addio a Lucia Bosé. Giraldi (Cnvf), “ci lascia una diva elegante d’altri tempi”

Arriva come un sussulto da Segovia, in Spagna, la notizia della scomparsa dell’attrice italiana Lucia Bosé, all’età di 89 anni (era nata a Milano il 28 gennaio del 1931); la sua morte sembra essere legata a complicanze da Coronavirus.
Lucia Bosé è stata una delle attrici di punta della rinascita del cinema italiano nel Secondo dopoguerra, accanto a Gina Lollobrigida, Silvana Mangano, Sophia Loren e Silvana Pampanini. Si è fatta notare anzitutto per la sua bellezza nel concorso di Miss Italia, che vince nel 1947. Il passo verso il cinema è breve: nel 1950, infatti, il regista Giuseppe De Santis la lancia con il dramma sentimentale “Non c’è pace tra gli ulivi”; subito dopo lavora con Michelangelo Antonioni per “Cronaca di un amore” nel 1950 e con Mario Soldati per “È l’amor che mi rovina”. La grande popolarità arriva con le commedie “Le ragazze di piazza di Spagna” (1952) di Luciano Emmer e “Accadde al commissariato” di Giorgio Simonelli (1954), set che divide con l’allora fidanzato Walter Chiari. Viene molto lodata inoltre per l’interpretazione nel dramma di taglio sociale “Roma ore 11” (1952) ancora di De Santis.
La carriera di Bosé è velocissima soprattutto negli anni ’50; nel decennio successivo continua a lavorare molto con autori di primo piano come Federico Fellini, Mauro Bolognini e i fratelli Paolo e Vittorio Taviani, ma il cinema sembra risuonare di meno nella sua vita perché si lega al celebre torero Luis Miguel Dominguín, sposato nel 1955 e con cui ha tre figli.
Nei decenni successivi, Bosé cadenza le sue uscite cinematografiche e televisive; si ricorda ad esempio “Cronaca di una morte annunciata” di Francesco Rosi (1987). Negli anni Duemila infine gli ultimi set, tra cui “I Viceré” (2007) di Roberto Faenza e il mélo televisivo “Capri 3” (2010) su Rai Uno.
“Era una diva d’altri tempi – dichiara Massimo Giraldi, critico cinematografico e presidente della Commissione nazionale valutazione film della Cei –. Lucia Bosé era l’emblema, insieme a Loren, Lollobrigida e Mangano, del cinema italiano di riscatto, di quel cinema che si era rimesso in gioco nonostante il Paese fosse ancora piegato dalle conseguenze della guerra. Il volto di Lucia Bosé sembrava esprime la dolenza di una stagione difficile ma anche la luminosità di un futuro possibile. Una diva raffinata e moderna, sempre acuta nei suoi ruoli, Bosé non ha avuto mai paura di interpretare film rischiosi o di percorrere sentieri artistici nuovi. La sua scomparsa ci rattrista, ma ci invita anche a riscoprire la memoria del nostro cinema”.

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