Missione: don Crapanzano (seminario Piazza Armerina), “non è un surplus, ma verifica dell’autenticità di una parrocchia”

È necessario “cercare strade nuove affinché il ‘Vangelo sia annunciato’”. Lo sostiene don Luca Crapanzano, rettore del seminario vescovile di Piazza Armerina, a partire dalla nuova istruzione della Congregazione per il Clero dal titolo “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa”. Don Crapanzano sottolinea come “il legame con il territorio tenda ad essere sempre meno percepito e la fede potrebbe perdere quella visibilità tipica della concretezza della vita”.
Evidenziando come il documento “ci esorti a non vivere rimpiangendo tempi gloriosi passati”, il sacerdote ribadisce la necessità di “parlare il linguaggio degli uomini e non soltanto togliere un po’ di polvere a reperti archeologici, cercando di far rivivere scheletri di dinosauri. Il cambio d’epoca che stiamo vivendo, nel bel mezzo di una pandemia, ci sta urlando – ancora – con forza la necessità di un cambiamento e l’altrettanta necessità della speranza per ricostruire un modo nuovo di abitare nel mondo”.
In occasione dell’Ottobre missionario, il rettore invita a non identificare la missione come “un surplus” poiché “non è un accessorio o una sensibilità legata alla celebrazione del mese missionario di ottobre o alle adozioni a distanza! La missione diventa verifica dell’autenticità della stessa parrocchia e la proposta deve avvenire con le stesse caratteristiche di un territorio missionario, accettando la minorità dell’essere piccolo gregge in un contesto che chiede accoglienza e amore”.
“Avere uno stile missionario – conclude don Crapanzano – significa infine conoscere e incarnarsi in un territorio, vivere le dinamiche di quel popolo che si sta servendo, camminare e ‘trasferire il proprio domicilio esistenziale’ nella realtà in cui si annuncia Cristo amando e sposando una comunità”.

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