Chiese orientali: card. Sandri (prefetto), “appello alla pace e alla riconciliazione” in Nagorno Karabakh. Ricordo di sant’Efrem

“Per quanto la pandemia abbia interrotto o almeno limitato alcuni fenomeni bellici, tuttavia la guerra è ancora una triste realtà e un triste dramma in tante parti del mondo e in modo particolare nell’Oriente a noi tanto caro. Rivolgiamo e rinnoviamo un appello alla pace e alla riconciliazione, con menzione speciale a quella parte del Caucaso ove popoli amici quali sono quello armeno e quello azero hanno ripreso in mano le armi per ridestare un conflitto non privo di interessi e di appoggi da diverse potenze”. Lo ha detto ieri il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, nella sua prolusione all’inizio dell’anno accademico 2020/2021 del Pontificio Istituto orientale (Pio) di cui è gran cancelliere. Ricordando come a causa del Covid gli eventi a corollario del centenario della proclamazione di sant’Efrem a dottore della Chiesa universale organizzati dal Pio siano stati posticipati all’ottobre 2021, il prefetto ha ripercorso la storia di quella decisione assunta dall’allora Pontefice, Benedetto XV,  il 5 ottobre 1920, con la promulgazione dell’enciclica Principi Apostolorum Petro. “Il gesto di Benedetto XV – ha spiegato il card. Sandri – vuole donare consolazione ed indicare un faro di speranza a quei popoli a quelle Chiese che uscivano, non meno di quelli europei, dalle ceneri dalle macerie di un conflitto sanguinoso quale fu quello del primo conflitto mondiale: oltre ai morti dei campi di battaglia, si dovette assistere al declino forzato di due grandi potenze, l’Impero ottomano e quello austro-ungarico, e al ridisegnarsi delle aree di influenza e spartizione nell’area del Vicino e Medio Oriente, i cui echi hanno conseguenze anche al giorno d’oggi”. L’intenzione di Benedetto XV era, dunque, “indicare un faro di adesione al Signore, di radicalità nella scelta di vita e nella eroica dedizione di carità attraverso l’attenzione e il servizio ai più piccoli e ai più poveri e nella capacità di dialogare con le Autorità. Il Pontefice volle così porre la vicenda umana e spirituale di sant’Efrem quale luogo autorevole di confronto e di esempio per l’identità e l’agire delle chiese di allora ma – possiamo dire – anche per quelle di oggi. L’augurio di Benedetto XV – ha concluso il prefetto – diventa anche il nostro quest’oggi, sulle orme e custodendo l’eredità preziosa di sant’Efrem”.

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