Colombia: vescovi a organizzazioni armate illegali, “fermare le armi, stop a tutti gli scontri”

“Uniti alla voce unanime di Papa Francesco e della Comunità internazionale e, soprattutto, alla sofferenza e alla richiesta del popolo colombiano, ribadiamo il nostro appello a tutte le organizzazioni armate illegali: fermate le dinamiche della violenza, con cui si ottengono solo sofferenza, povertà e morte! Chiediamo il cessate-il-fuoco e lo stop a tutti scontri, facendo prevalere le ragioni umanitarie e favorendo l’attenzione ai bisogni fondamentali di tutti”. È l’appello della Conferenza episcopale colombiana, in un messaggio firmato dalla presidenza.
“Noi vescovi della Chiesa cattolica in Colombia – prosegue il messaggio – riceviamo con dolore e preoccupazione notizie sull’aumento della violenza in varie regioni del Paese e nei quartieri periferici dei grandi centri urbani, dove operano regolarmente organizzazioni armate illegali. Siamo particolarmente allarmati dalla guerra senza quartiere che viene condotta per il comando della rete che controlla il distruttivo traffico di droga”.
Molte comunità nel nostro Paese, sostengono i vescovi, “vivono situazioni estreme di povertà e mancanza di opportunità; ora sono impegnate ad affrontare con ogni sforzo la crisi sanitaria, economica e sociale causata dalla pandemia del Covid-19. A questa dura realtà si aggiungono gli omicidi di fratelli e sorelle, tra cui diversi leader sociali, il reclutamento forzato di minori di età, sfollamenti, estorsioni, minacce e attacchi all’ambiente e alle infrastrutture del Paese”.
La nota, nel ribadire l’attuale contesto caratterizzato dalla pandemia del Covid-19, dedica un passaggio esplicito alla guerriglia dell’Esercito di liberazione nazionale: “Sottolineiamo il beneficio umanitario che il cessate-il-fuoco deciso dall’Eln (per il mese di aprile, ndr) ha portato a varie comunità e invitiamo questo gruppo di guerriglia a riconsiderare la decisione di porvi fine, per prolungarlo, anzi, in modo indefinito”.
Concludono i vescovi: “Noi vescovi, sacerdoti, consacrati, nell’esercizio della nostra missione pastorale, continueremo ad accompagnare e a servire le comunità che hanno posto in noi la loro fiducia. Con loro continueremo a pregare e a operare per la riconciliazione, e al tempo stesso incoraggeremo gli sforzi di persone e istituzioni per costruire ponti verso la giustizia e la pace nel nostro Paese”.

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