Kazakistan: Karaganda, conclusa la fase diocesana del processo per la beatificazione di Gertrude Detzel

Dopo quattro anni di lavoro si è conclusa la fase diocesana del processo per la beatificazione di Gertrude Detzel (1903-1971). A Karaganda, nella basilica minore di San Giuseppe, si è svolta la cerimonia solenne dei vespri, presieduta dal vescovo Adelio dell’Oro e dall’ausiliare Evgeny Zinkovsky, mercoledì 24 settembre scorso. Alla celebrazione ha partecipato anche mons. Ennio Apechiti (Congregazione per le Cause dei santi) che in questi anni ha accompagnato il lavoro della diocesi. Sul sito della Chiesa cattolica in Kazakistan, è apparso il racconto di questa “giornata storica”, di un “evento che rimarrà nella storia della Chiesa cattolica del Paese”. Perché ora Gertrude Detzel è serva di Dio. Nata l’8 novembre 1903 nel Caucaso settentrionale, decise di consacrarsi a Dio nel Terz’Ordine francescano, non potendo, nell’Urss ateo, entrare in monastero. Con lo scoppio della Seconda Guerra mondiale, fu deportata in Kazakistan e nel 1949 fu arrestata per “propaganda religiosa” e condannata a dieci anni di carcere. Anche in prigione, battezzò, preparò ai sacramenti e insegnò la preghiera. Rilasciata nel 1954, divenne l’anima della vita cattolica clandestina a Karaganda e fu la catechista di un’intera generazione di futuri sacerdoti e suore, tra cui l’attuale vescovo Joseph Werth di Novosibirsk. Il processo di beatificazione fu aperto nel 2021, nel 50° anniversario della sua morte e le reliquie traslate nella basilica di Karaganda. In questi quattro anni di intenso lavoro, sono stati consultati archivi, studiati i suoi scritti e le memorie che la riguardano, intervistati circa trenta testimoni che hanno conosciuto Detzel personalmente. Ora il materiale è stato raccolto, sigillato e consegnato al vescovo Evgeny Zinkovsky, che lo porterà a Roma. Intanto i vescovi invitano i fedeli “a chiedere al Signore la grazia per intercessione di Gertrude Detzel: se Dio concederà un miracolo attraverso le sue preghiere, sarà un segno che Egli stesso desidera la glorificazione della Sua serva”. Per mons. Apeciti si tratta di un evento significativo “non solo per Karaganda, ma per la Chiesa in tutto il mondo”.

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