“Una scommessa che, un anno dopo, si sta rivelando vincente. Su tutti i tavoli sui quali è stata giocata: energetico, ambientale, economico, educativo”. Dodici mesi fa, a metà settembre, Caritas Ambrosiana e le parrocchie della comunità pastorale Giovanni Paolo II di Milano (San Martino in Greco e Santa Maria Goretti) celebravano la nascita di Soledarietà, la comunità energetica rinnovabile e solidale (Cers) costituita con il sostegno di Edison e Fondazione Banco dell’energia. Ora Caritas Ambrosiana propone un bilancio dell’esperienza. “La Cers sviluppatasi nel nord-est di Milano ha come fulcro tecnologico e produttivo due impianti fotovoltaici posati sopra il Refettorio Ambrosiano (nella foto) e la chiesa di Santa Maria Goretti. Il primo (10 kilowatt di potenza) è stato allacciato alla rete elettrica nel maggio 2024, il secondo (76 kilowatt) nel maggio 2025. Dall’avvio del suo funzionamento ‘Ambrogio’, così è stato ribattezzato l’impianto sopra il Refettorio, ha prodotto 22.600 kilowattora di energia elettrica, coprendo integralmente i consumi della mensa Caritas (con un’eccedenza scaricata in rete di 2.400 kilowattora) e generando un risparmio in bolletta di oltre 6 mila euro; l’impianto di Goretti ha invece prodotto quasi 39mila kilowattora, quasi 28mila immessi nella rete cittadina e oltre 11mila autoconsumati dalla parrocchia meneghina, per un risparmio di 3.300 euro”. In termini ambientali, i due impianti – precisa Caritas – hanno generato energia elettrica pulita e rinnovabile evitando di produrre circa 29 tonnellate di anidride carbonica (gas alterante il clima), risultato paragonabile al “lavoro” di pulizia dell’aria che svolgono 870 alberi.
“La Soledarietà, quando si accende, diventa contagiosa – affermano Erica Tossani e don Paolo Selmi, direttori di Caritas Ambrosiana dallo scorso 1° settembre –. Contagiosa e capace di sostenere il confronto con la complessità del presente. Oggi, infatti, a dieci anni dalla pubblicazione dell’enciclica Laudato si’, Soledarietà nel suo piccolo dimostra che l’intreccio tra giustizia ambientale e giustizia sociale non è un auspicio da anime belle, ma una strada concretamente percorribile. Come cristiani e operatori di carità ci sentiamo impegnati a favorire la transizione energetica che i tempi sollecitano, per fronteggiare i mutamenti climatici e prevenirne gli effetti sociali più deleteri, operando però perché essa sia percorso possibile per tutti, e non motivo di ulteriore esclusione per chi vive situazioni di povertà e fragilità”.