Il 21 settembre si celebra la Giornata mondiale dell’Alzheimer. “La demenza non è una sola e mai come oggi bisogna lavorare su diagnosi precoce e terapia personalizzata”, spiega Barbara Borroni, che da inizio anno dirige la Struttura complessa “Riabilitazione del decadimento cognitivo e demenze” all’ Irccs Fatebenefratelli di Brescia, è responsabile delle attività di ricerca sulle demenze presso l’Istituto e professore associato di neurologia all’Università di Brescia. “Negli ultimi anni – prosegue Borroni – la ricerca ha fatto passi importanti nel trattamento dell’Alzheimer. Tra le novità più promettenti ci sono gli anticorpi monoclonali, presto disponibili in Italia; si aprono prospettive interessanti anche per altre forme di demenza, come la demenza frontotemporale (Ftd), soprattutto nelle forme genetiche. Accanto alle terapie approvate, un ruolo crescente è svolto dai trattamenti sperimentali, resi possibili dalle tecnologie innovative e da una rete di ricerca avanzata”. L’Irccs partecipa attivamente attraverso la Clinical Trial Unit, che coordina e gestisce sperimentazioni farmacologiche e non farmacologiche, come le tecniche di stimolazione cerebrale non invasiva, approcci con risultati incoraggianti.
All’interno dei Centri per i disturbi cognitivi e le demenze sono stati sviluppati ambulatori dedicati alle diverse forme di demenza, come la demenza frontotemporale (Ftd) o la demenza a corpi di Lewy (Dlb), oltre a quelli per la malattia di Alzheimer. Obiettivo, costruire percorsi di cura “tailored”, cioè su misura, che tengano conto delle caratteristiche cliniche, genetiche e familiari di ciascun paziente. Strategica la diagnosi precoce, resa possibile da tecnologie avanzate e dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale per analizzare grandi quantità di dati clinici e biologici. Questo approccio consente di individuare pattern e traiettorie cliniche invisibili ai metodi tradizionali, aprendo nuove prospettive terapeutiche. L’Istituto promuove anche un modello multidisciplinare, dove neurologi, geriatri e psichiatri collaborano per affrontare i casi più complessi, in cui i sintomi cognitivi si sovrappongono a disturbi psichiatrici. E non dimentica i caregiver, offrendo loro supporto psicologico, formazione e strumenti innovativi come la realtà virtuale per migliorare la gestione quotidiana.