“Iniziando il nuovo cammino pastorale 2025-2026, nuove opportunità e nuove sfide sono sul nostro cammino. Non siamo chiamati a salvare il mondo e la nostra diocesi di Concordia-Pordenone. È il Signore che ci salva e che guida i nostri passi. A noi è chiesta la testimonianza gioiosa della nostra fede, dell’incontro personale e comunitario con Cristo nella sua Chiesa e la capacità di chinarci sulle ferite e sofferenze dell’umanità, con umiltà, con coraggio e con speranza”. Si chiude con queste parole il testo “Indicazioni e suggerimenti” scritto dal vescovo di Concordia-Pordenone, mons. Giuseppe Pellegrini, per l’anno pastorale 2025-2026.
Il presule richiama la “centralità della preghiera e dell’ascolto della Parola perché la nostra Chiesa di Concordia-Pordenone possa riprendere con maggior entusiasmo il cammino pastorale, mettendo in atto processi di rinnovamento sinodale e ministeriale”.
Ieri sera, in occasione della celebrazione con cui si è ufficialmente il nuovo anno pastorale, mons. Pellegrini ha presentato le linee guida chiedendo alle comunità parrocchiali di vivere concretamente la sinodalità e la corresponsabilità. In particolare, ogni parrocchia è chiamata a costituire o rinnovare i Consigli pastorali parrocchiali, con un vicepresidente operativo che collabori col parroco nelle decisioni; superare la pastorale di conservazione e intraprendere con coraggio una nuova prassi missionaria, che valorizzi i laici e i ministeri diffusi; investire nella formazione, partecipando ai percorsi diocesani e rendendola parte integrante della vita delle comunità; avviare o rafforzare le équipe battesimali, per accompagnare i genitori nel compito di trasmettere la fede ai figli; promuovere gesti concreti di carità e di pace, con attenzione a poveri, profughi, detenuti e famiglie in difficoltà; offrire ai giovani occasioni di preghiera, servizio e discernimento, perché possano maturare scelte di vita coraggiose e fondate sul Vangelo.
“Talvolta – osserva il vescovo nel testo – abbiamo camminato, senza però prendere sul serio alcuni suggerimenti che erano stati discussi e approvati nell’Assemblea sinodale e senza mettere in atto alcune sperimentazioni perché il nostro annuncio potesse essere più vicino alla gente, riscaldando il cuore e facendo emergere doni e talenti da non tenere per sé ma da mettere a servizio degli altri”. “Desideriamo essere una Chiesa sinodale e ministeriale, ma non solo a parole, bensì nella concretezza di scelte pastorali condivise”, precisa mons. Pellegrini, cosciente che “questo può far un po’ di paura, soprattutto a noi preti e consacrati”.