Il Governo statunitense ha annunciato ieri di aver espulso verso El Salvador altre 17 persone che accusa di appartenere alle bande criminali venezuelane Tren de Aragua e MS-13, in. Modo analogo a quanto già fatto il 15 marzo scorso, quando oltre 200 venezuelani erano stati trasferiti verso le discusse strutture penitenziarie del Paese centroamericano. La decisione, come spiega l’agenzia Efe, annunciata in un comunicato dal Segretario di Stato Marco Rubio, è un’aperta sfida all’ordinanza di un giudice federale, che chiede di bloccare l’applicazione dell’Alien Enemies Act, una legge del 1798 non più utilizzata dalla Seconda Guerra Mondiale che consente l’espulsione degli stranieri senza un’udienza in tribunale, utilizzata dal Governo Trump.con la motivazione che il Tren de Aragua è un’organizzazione terrorista che sta sconfinando nel territorio statunitense. Rubio ha espresso “gratitudine al presidente Nayib Bukele e al Governo di El Salvador per la loro impareggiabile collaborazione nel garantire la sicurezza dei nostri Paesi contro il crimine transnazionale e il terrorismo”.
Commentando il primo blocco di espulsioni, Ana Piquer, direttrice di Amnesty International per le Americhe, ha parlato di “violazione del diritto internazionale”. L’espulsione di persone da Usa all’El Salvador, “nonostante un’ordinanza del tribunale che ne vieta espressamente il trasferimento, rappresenta non solo una palese inosservanza degli obblighi degli Stati Uniti in materia di diritti umani, ma anche un pericoloso passo verso pratiche autoritarie da parte dell’Amministrazione Trump, come ignorare un giudice federale statunitense e ora chiederne la rimozione – denuncia Piquer -. È anche una pericolosa approvazione del programma di sicurezza punitivo del presidente Bukele. Amnesty International ha ampiamente documentato le condizioni disumane dei centri di detenzione di El Salvador, tra cui il ‘Centro de confinamiento del terrorismo’ (Cecot, dove sono ora detenuti i deportati. I rapporti indicano l’estremo sovraffollamento, la mancanza di accesso a cure mediche adeguate e diffusi maltrattamenti che equivalgono a trattamenti crudeli, inumani o degradanti”.