Messico: l’accorato appello alla pace dei vescovi della regione di Acapulco, “non possiamo rimanere in silenzio, istituzioni superino atteggiamento di indifferenza”

“Di fronte alla recrudescenza della violenza nel nostro Stato, non possiamo rimanere in silenzio”. È quanto scrivono, in una nota, i vescovi della regione di Acapulco, che tornano sulla violenza che insanguina sempre più lo Stato del Guerrero. Quattro i destinatari dell’accorato appello: le famiglie dello Stato messicano, le comunità ecclesiali, i Governatori locali e i gruppi criminali.
A famiglie e comunità viene chiesto di promuovere un clima di pace e fraternità per evitare che le fila della criminalità organizzata si “ingrossino”. Allo stesso tempo, hanno chiesto ai governatori di mettere da parte la loro “indifferenza” di fronte ai molteplici crimini commessi in Guerrero, affinché non restino impuniti. Il comunicato è stato firmato da Leopoldo González González (arcivescovo di Acapulco), José de Jesús González Hernández (vescovo di Chilpancingo-Chilapa), Joel Ocampo Gorostieta (vescovo di Ciudad Altamirano) e Dagoberto Sosa Arriaga (vescovo di Tlapa) sabato 17 febbraio. Per quanto riguarda i gruppi criminali presenti in Guerrero, i vescovi rivolgono l’appello di porre fine agli omicidi, agli abusi e alle rapine che colpiscono la popolazione, con l’obiettivo di ristabilire l’ordine nella società: “A tutti coloro che hanno fatto del crimine uno stile di vita chiediamo di cessare i loro abusi contro individui, famiglie, paesi e città. Abbiamo tutti bisogno di un ambiente libero da intimidazioni e violenze per preservare la nostra integrità fisica e psicologica, per lavorare onestamente, per consolidare il nostro patrimonio materiale, per godere della nostra famiglia, per frequentare le scuole, per raggiungere le istituzioni sanitarie”.
Forte anche il messaggio rivolto alle Istituzioni: “Chiediamo ai nostri governanti di superare ogni atteggiamento di indifferenza nei confronti di coloro che li hanno eletti per governare e di evitare di farsi scavalcare da chi sta cercando di impadronirsi dell’umore, della vita economica e del futuro dei nostri Comuni. Il malcontento sociale cresce di fronte al clima di impunità e alcuni cominciano ad assumere ruoli che appartengono alle forze dell’ordine”.
“Noi tutti gli operatori pastorali delle nostre diocesi siamo impegnati nell’evangelizzazione, affinché Cristo, la nostra pace, educhi la nostra coscienza e affinché sappiamo sempre optare per il bene, difendere la dignità di tutte le persone e costruire una società che permetta una ‘vita buona’ per tutti”, il messaggio che conclude la nota.

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