Mercoledì delle Ceneri: mons. Parisi (Lamezia Terme), “ciò che facciamo o non facciamo non è ‘per paura’ del Signore, ma perché siamo certi che ci ama”

“Per troppo tempo ci siamo abituati all’idea di un dio ‘cattivo’, che punisce e castiga. Questo non è il Dio di Gesù Cristo. Come ci ricorda il profeta Gioele con un’immagine molto forte, la passione di Dio per la nostra umanità è tale che Dio che si intenerisce per noi, è capace di cambiare pur di salvarci, è capace di “ravvedersi” pur di venire incontro a noi con il suo amore e la sua misericordia. Nella sua misericordia Dio viene verso di noi non per punirci o castigarci, ma perché vuole il bene, vuole la vita dei suoi figli. Questo è il principio che muove Dio verso di noi e che deve muovere noi nel nostro rapporto con Dio. Ecco perché siamo chiamati a cambiare paradigma: ciò che facciamo o non facciamo non è ‘per paura’ del Signore, ma perché siamo certi che il Signore ci ama”. Così il vescovo di Lamezia Terme, mons. Serafino Parisi, nell’omelia pronunciata ieri in cattedrale durante la celebrazione eucaristica con la benedizione e l’imposizione delle Ceneri.
Superare l’idea sbagliata di “un Dio che punisce e castiga” a quella dell’incontro con il Dio della misericordia rivelato da Gesù Cristo è stato uno dei passaggi centrali della riflessione del presule, sottolineando come “se si ha paura di Dio, il nostro rapporto con Lui sarà sempre un rapporto di necessità, di dipendenza, non libero. Se io invece mi sento amato da Dio, pur sapendo che per quanto possa impegnarmi non riuscirò mai ad arrivare al suo grado di amore, mi relaziono con Dio in una logica dl libertà e di amore. Questo è il modo con cui dobbiamo legarci al Signore che ci invita a muoverci per entrare dentro il grande circuito dell’amore e della misericordia”.
“Il Vangelo del Mercoledì delle Ceneri – ha proseguito il vescovo – non ci chiede tanto di pregare, fare elemosina e digiunare. Questo lo dà per scontato. Ci chiede di farlo nel segreto, lì dove solo il Padre ci vede. Pregare nel segreto significa entrare in quella dimensione della relazione con il Signore in cui tu ritrovi te stesso, senza ricercare visibilità”. “Oserei dire: non si prega sui social!”, ha ammonito mons. Parisi: “Non banalizziamo il nostro rapporto personale con il Signore lasciandoci condizionare da un contesto che chiede segni, che vuole vedere. Non banalizziamo il rapporto intimo e personale con il Signore, ma ricerchiamo una preghiera che sia capace di coinvolgermi totalmente senza distrazione alcuna”. “E poi – ha aggiunto – l’elemosina: non è dare qualche spicciolo a un povero magari per lavarsi la coscienza, con il rischio di prendere in giro la stessa persona a cui si fa l’elemosina, ma è andare in aiuto all’altro facendo passare all’altro, attraverso di me, lo stesso amore coinvolgente di Dio”. Perciò, “in questo tempo di Quaresima, recuperiamo le relazioni, ritorniamo all’essenzialità dei rapporti. Che siano rapporti non virtuali, non immaginifici, ma reali, con i fratelli e sorelle fatti di carne e di sangue”. Infine il richiamo al “digiuno, che consiste nel fare un passo indietro per partecipare alle difficoltà dell’altro”.

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