Abbazia di Montecassino: mons. D’Onorio (abate emerito), “è stata la pace che ha fatto risorgere queste mura”

“A Montecassino parlano ancora le antiche mura poligonali e con esse le nuove, quelle della ricostruzione avvenuta per merito dello Stato italiano. Ed è stata la pace che le ha fatte risorgere”. Lo ha affermato questa mattina l’abate emerito di Montecassino e arcivescovo emerito di Gaeta, mons. Bernardo Fabio D’Onorio, durante la celebrazione eucaristica che ha presieduto nell’80° anniversario del bombardamento che rase quasi completamente al suolo l’abbazia.
Il presule ha iniziato ringraziando il “padre abate Luca per l’onore che mi riserva nel presiedere la santa Eucarestia” nel giorno in cui “ricade il triste anniversario degli 80 anni della distruzione di questa veneranda abbazia, che da me è stata sempre amata e ancora lo è perché qui ritrovo le mie radici, la mia formazione monastica e culturale, sostenuta dagli esempi dei grandi abati Idelfonso Rea e Martino Matronola e dalla vita esemplare di tanti monaci. Perciò la mia riconoscenza continua immutata, anche in questa mia età avanzata”. L’abate emerito ha poi ripercorsi le drammatiche giornate di 80 anni fa ricordando come “i circa 500 rifugiati, con molte donne e bambini, che speravano di trovare nell’abbazia un luogo sicuro, terrorizzati dalle esplosioni e presi dalla disperazione lasciarono lo Scalone delle epigrafi e iniziarono la fuga verso la pianura” a seguito delle “ben 450 tonnellate di bombe esplosive e incendiare” lanciate verso l’abbazia. “In poco tempo – ha proseguito – si compì il totale annientamento del sacro edificio. Restava il pianto per i morti, restava il dolore per un monumento di arte e di spiritualità perduto, restava l’incredulità del mondo intero per il misfatto compiuto del luogo da sempre dedito all’Ora et Labora”. “Oggi, allora, vogliamo mettere nelle mani dell’Onnipotente tutte le persone cadute nella seconda guerra mondiale, tutti i civili e i militari che persero la vita lungo la linea Gustav, da Ortona al fiume Garigliano e poi qui a Montecassino, nella città martire di Cassino e in tutto il suo circondario”, ha evidenziato l’abate emerito, aggiungendo che “allo stesso tempo facciamo pure memoria delle vittime innocenti della Shoah e di tutti gli uomini, donne e bambini uccisi in tempi recenti nella guerra in Ucraina, nel Medio Oriente e in altri 50 Paesi del mondo”. “L’Eucarestia che stiamo celebrando sia un inno di lode e di ringraziamento in modo particolare per la ricostruzione di Montecassino, faro di spiritualità e di civiltà per secoli, grazie all’opera illuminata di abati e di monaci che hanno qui profuso amore, intelligenza e lavoro non comuni”, ha concluso mons. D’Onorio che ha voluto rivolgere “augurio grande: il Signore, datore di ogni bene, ci protegga sempre e faccia risplendere il suo volto su di noi per poter essere operatori di pace”.

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