Diocesi: mons. Delbosco (Cuneo-Fossano), “l’umanità non risolverà i problemi della terra finché rifiuterà di guardare il cielo”

“L’umanità non riuscirà mai a risolvere i problemi della terra finché rifiuterà di guardare il cielo. Uomini e donne non riusciranno mai a riconoscersi fratelli e sorelle finché non riconosceranno Dio come unico Padre. Non riusciranno mai a costruire una città a misura d’uomo finché rinnegheranno la loro esigenza essenziale: quella dell’Assoluto”. Lo ha scritto il vescovo di Cuneo-Fossano, mons. Piero Delbosco, nell’introduzione alla lettera pastorale “Pregare è possibile”.
“Ogni anno si aprono davanti a noi prospettive, sogni, iniziative e si guarda al futuro con speranza e con timori”, rileva il presule, ricordando che “come Chiesa di Cuneo-Fossano, dopo aver celebrato un Sinodo interdiocesano, stiamo cercando di costruire sempre più l’unità dell’unica diocesi”. “I propositi sono tanti ma non impossibili”, prosegue il vescovo, spiegando che “quest’anno è il preludio per il Giubileo previsto nel 2025. Si celebrerà a Roma, centro della cristianità, luogo dove risiede il successore di Pietro, il Santo Padre”. “Come capita in ogni Giubileo, siamo invitati ad andare a Roma per essere confermati nella fede. Ma, attenzione, non può risolversi solamente in un viaggio seppur importante. Dev’essere per noi motivo di profonda revisione dei nostri cammini personali ed ecclesiali”, rileva mons. Delbosco, riconoscendo che “guardando al mondo che ci circonda, è facile cogliere problemi che sembrano insolubili: guerre, violenze, terrorismo, miseria, fame, oppressione, femminicidi, immoralità, indifferenza, corruzione, disfacimento delle famiglie, oligarchie, materialismo, diffidenze, rancori, paure”. “Nello stesso tempo ci accorgiamo che, proprio nell’era della comunicazione, regnano profonde ignoranze forse dovute all’immensità dei messaggi che ci circondano e fatichiamo a cogliere la verità spesso oscurata da interessi di vario genere”, continua il vescovo, secondo cui “oggi è necessario che uomini e donne recuperino la loro dimensione essenziale, il senso della vita presente e futura”. “Per i credenti – spiega – significa cogliere la realtà iniziale proposta dalla Sacra Scrittura, cioè siamo stati fatti a «immagine e somiglianza» di Dio. Con Lui siamo chiamati a camminare, a dialogare, mettendoci seriamente in ascolto. Detto in altri termini, occorrerebbe che uomini e donne iniziassero a pregare”. Ma “non basta leggere qualcosa sulla preghiera, occorre fare esperienza di preghiera”, ammonisce mons. Delbosco sottolineando che “s’impara a pregare pregando” così come “occorre sempre distinguere tra il pregare e il dire delle preghiere”. “Certamente – precisa – limitarsi a dire delle preghiere è un alibi per dispensarsi dalla carità. Chi prega mira alla trasformazione della vita”. Mons. Delboso rimarca poi l’importanza della Parola che “va ascoltata, va meditata, va rimuginata, perché possa incidere nella nostra vita. Non smettiamo mai di andare alla sorgente della nostra vita cristiana. Nel tempo forte della Quaresima siamo invitati a vivere nell’essenzialità, nutriti da una forte preghiera ed aperti alla vera carità”. Dal vescovo un ultimo invito: “Impariamo a stare con Dio; impariamo a metterci in ascolto della sua voce; impariamo a meravigliarci alla luce della Parola; impariamo a pregare. Poco alla volta, con costanza, potremo scoprire quanto Lui sia vicino a noi nell’illuminare i nostri passi”.

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