Diocesi: card. Cantoni (Como), “doniamoci con un amore senza riserve e senza rimpianti”

“Donarci con un amore senza riserve e senza rimpianti: è questo il vero culto spirituale che Dio si aspetta da noi”. Lo ha affermato ieri il vescovo di Como, card. Oscar Cantoni, durante la messa che ha presieduto al santuario della Madonna di Tirano (So) in occasione della Giornata diocesana dell’ammalato.
“A volte – ha osservato il porporato – noi stessi non sappiamo esattamente ciò che ci è necessario e indispensabile per la sussistenza, per la nostra vita e testimonianza cristiana. Dio, invece, sa bene ciò di cui abbiamo bisogno e, ne siamo certi, non manca di concedercelo per le mani, il cuore e la supplice preghiera di Maria, nostra Madre. A volte si tratta di un beneficio fisico, della salute, della guarigione da una malattia. Il più delle volte, anche di doni interiori per essere accompagnati nella vita secondo lo Spirito”. “Si tratta di beni – ha proseguito – che ci permettono di affrontare con fiducia e piena consapevolezza le difficoltà, le tensioni nei confronti di quanti vivono con noi, l’incapacità di affrontare con perseveranza le nostre responsabilità, la paura per un futuro incerto, personale o dei nostri figli. E soprattutto chiediamo la generosità per ‘offrire i nostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio’”. “Con i beni che chiediamo al Signore per intercessione di Maria, non ci sono tolte le fatiche della vita, ma – ha ricordato il car. Cantoni – ci è data la grazia per affrontarle, la forza per sostenerle, la possibilità per mantenerci nella pace e nella gioia, nonostante le difficoltà e le sofferenze”. Commentando la pagina evangelica, il cardinale ha poi sottolineato che “Gesù, con ferma decisione, invita i discepoli di ieri e di oggi a prendere la propria croce, ossia a trasformare ogni avvenimento e ogni occasione come spazio per amare, a imitazione di Lui, che ci ha amato e ha dato tutto sé stesso per noi”. “Vorremmo che altre e molto diverse dalle nostre fossero le croci, non quelle che di fatto portiamo!”, ha rilevato il porporato, ammonendo: “Facilmente crediamo, illudendoci, che altrove, in altri contesti di vita e con persone differenti da quelle che ogni giorno incontriamo, la nostra croce sarebbe più facile da portare con perseveranza. Di fatto, ogni tentativo di fuga si traduce in una occasione persa per servire, per amare, per donarsi!”.

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