Scuola e lavoro: Sabatini (Elis), mondo formativo e professionale “non riescono a immedesimarsi nel vissuto post-adolescenziale”

“Il nostro Paese è nel pieno di un processo di trasformazione digitale ed ecologica che genera un aumento proporzionale delle opportunità di lavoro, ma si confronta con un vuoto informativo che genera disorientamento nei giovani e accresce la prospettiva di un lavoro all’estero”. Così Gianluca Sabatini, responsabile sviluppo Area formazione di Elis, commenta i dati emersi da “Dopo il diploma”, la ricerca condotta da Skuola.net su un campione di 3.200 alunni delle scuole superiori, in occasione della Elis Open Week.
“Scuola, imprese, università e istituzioni – osserva – non riescono a immedesimarsi nel vissuto post-adolescenziale, non riescono a costruire punti di contatto e un linguaggio che li avvicini a diciannovenni appena usciti dal porto sicuro della formazione. Manca un processo di sintesi, ma nella nostra esperienza questa sintesi è possibile”. “Elis – prosegue – dialoga costantemente con le aziende e con giovani che non riescono a immaginare e tanto meno a costruire un futuro in Italia. Attraverso orientamento e formazione i ragazzi imparano ad accettare e affrontare le sfide professionali che li aspettano, scoprono le competenze che possono e devono acquisire per essere all’altezza dei loro sogni, trovano alla fine la strada per costruirsi un futuro. La maggior parte di loro nelle aziende con cui collaboriamo e che operano in Italia”.
Per gli studenti intervistati, una volta conseguita la Maturità, l’università rimane la via maestra: oltre 1 su 2 vorrebbe provare a laurearsi. E, in quel caso, è evidente come il richiamo dell’estero possa essere davvero attraente in termini di prospettive di successo. E gli altri? Circa 1 su 10 vorrebbe cercare subito un lavoro, a cui si affianca una quota simile, interessata sì a un rapido ingresso nel mondo del lavoro, ma passando per un percorso professionalizzante – come, ad esempio, quelli offerti dal sistema Its Academy – per ambire a una specializzazione o a una qualifica di rango superiore.
L’indagine mette in oltre in luce che per chi proviene da famiglie mediamente e molto agiate la propensione verso l’estero tocca punte del 70%, all’interno dei ceti medio-bassi la platea si divide esattamente a metà, con 1 giovane su 2 che prevede di restare all’interno dei confini nazionali per studiare e lavorare e altrettanti, quindi ben al di sotto della media, che non escludono di espatriare.
Infine, circa l’orientamento sulle prospettive future, tra gli intervistati, complessivamente solo 1 su 4 si sente pienamente orientato. E, se si aggiungono quelli “parzialmente orientati”, si arriva al 60%. Ben 4 su 10, dunque, hanno le idee confuse. Peraltro, la situazione non migliora neanche alle soglie del diploma: tra gli studenti della quinta superiore il disorientamento affligge oltre un terzo del campione (35%) e i “pienamente orientati” restano un quarto del totale (25%).

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