Rapporto Svimez: salari, lavoro povero, emigrazioni giovanili le questioni più urgenti per il Paese

(Foto: Svimez)

Sono i salari, il “lavoro povero” e le migrazioni giovanili le questioni più urgenti per il Paese. Lo afferma il Rapporto Svimez, presentato oggi a Roma. La Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) stima un aumento dello 0,4% il Pil delle regioni meridionali a fronte del +0,8% del Centro Nord e di una media nazionale del +0,7%. Il dato però presenta forti differenziazioni regionali: si va dal +1,1 della Lombardia e dal +1% dell’Emilia Romagna allo +0,2% di Calabria e Sardegna. Per il 2024 la previsione è di un andamento allineato tra Centro-Nord e Sud mentre nel 2025 si riaprirà il divario. Molto dipenderà comunque dall’attuazione del Pnrr, a cui la Svimez attribuisce un’importanza decisiva nell’evitare una recessione nelle regioni del Mezzogiorno: attualmente la quota di progetti messi a bando e delle aggiudicazioni presenta delle differenze molto significative rispetto al Centro-Nord. Intanto il Sud continua a perdere popolazione, soprattutto giovani qualificati. Dal 2002 al 2021 hanno lasciato il Mezzogiorno 2,5 milioni di persone, in prevalenza verso il Centro-Nord. Al netto dei rientri, il Sud ha perso oltre un milione di residenti. Si stima che tra il 2022 e il 2080 la popolazione del Mezzogiorno, oggi pari al 33,8% di quella italiana, si ridurrà al 25,8%. In particolare le regioni meridionali dovrebbero perdere più della metà (-51%) della fascia più giovane (0-14 anni) e diventare l’area più vecchia del Paese.
La Svimez sottolinea inoltre che nel 2022 l’inflazione ha eroso soprattutto il potere d’acquisto delle fasce più deboli, concentrate nel Mezzogiorno, dove il reddito disponibile delle famiglie è sceso del 2,9%, oltre il doppio rispetto al -1,2% del Centro-Nord. Né l’incremento dell’occupazione, che rispetto a prima della pandemia ha segnato una ripresa maggiore nel Sud rispetto al resto del Paese, è stato in grado di alleviare il disagio in un contesto di diffusa precarietà e bassi salari. Nel 2022 si contavano nel Mezzogiorno 2,5 milioni di famiglie in povertà assoluta, con un aumento di 250 mila rispetto al 2020 (-170mila nel Centro-Nord).

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