Giubileo 2025: Mosca Mondadori (Casa dello spirito e delle arti); i “rosari del mare” con i legni delle barche distrutte dei migranti

“Quando sono andato a Lampedusa e ho visto arrivare le barche con i migranti, barche che venivano distrutte e smaltite come rifiuti speciali, ho pensato che quel legno potesse diventare memoria della storia di quelle persone in fuga dalla guerra e dalla povertà. Allora, nel 2021 abbiamo chiesto al Governo italiano che il legno delle barche, anziché essere distrutto, potesse essere riutilizzato”. Arnoldo Mosca Mondadori, fondatore e presidente della Fondazione “Casa dello Spirito e delle Arti”, ha spiegato così come sono nati i “Rosari del Mare”, da oggi disponibili negli shop della basilica di San Pietro.  “Con le chiglie vengono realizzate le croci da parte di persone detenute”, ha spiegato durante la presentazione, in sala stampa vaticana, delle “azioni di carattere sociale” promosse dalla basilica di San Pietro in vista del Giubileo: “Le croci arrivano quindi dal carcere insieme ai grani, sempre nati da quel legno, e in un locale messo a disposizione dalla basilica di San Pietro due persone rifugiate assemblano i Rosari”. “Da una parte cerchiamo con questo progetto che si chiama Metamorfosi, di far sì che tanti giovani, ricevendo un rosario, possano conoscere il dramma contemporaneo dei migranti”, ha proseguito Mondadori: “Dall’altra diamo lavoro in carcere, negli istituti penitenziari di Opera, Monza, Rebibbia e Secondigliano, dove ci sono le diverse liuterie e falegnamerie, per sottolineare l’importanza dell’articolo 27 della Costituzione italiana, secondo cui la pena deve tendere alla rieducazione del condannato”. Presente in sala oggi anche Erjugen, che con il legno delle barche realizza dei violini nel carcere di Milano Opera: “è stato uno dei primi liutai: ci siamo incontrati tredici anni fa, proprio nel carcere di Opera. Lo abbiamo accompagnato nel suo percorso e ora da uomo libero, con il suo cartellino con la scritta ‘insegnante’, va a coordinare il lavoro delle persone detenute e presto sarà qui nella Fabbrica di San Pietro a collaborare anche in questo laboratorio, insieme al falegname Stefano, presenza costante insieme alle due donne rifugiate, Suzanne e Ana Maria”.

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