Avvento: mons. Vezzoli (Fidenza), “la Chiesa non può tacere”

“Quanto resta della notte?”: è la domanda che mons. Ovidio Vezzoli, vescovo di Fidenza, pone all’inizio del messaggio per l’Avvento 2023 per il quale prende spunto dal testo biblico di Is 21,11 nel quale si parla della sentinella di Israele che vigila sulla sicurezza di quanti abitano entro i suoi confini, riferendola nel contemporaneo al cammino ecclesiale nello stile sinodale della Chiesa, ma anche ai vissuti urbani nelle città che, come testimoniato dagli appelli di Papa Francesco ad un discernimento evangelico, sono segnati da fragilità, rassegnazione e vulnerabilità. “A questa necessità non si possono frapporre deleghe a pensare né deroghe in attesa di tempi più favorevoli per elaborare soluzioni. In realtà, è necessario individuare cammini che impegnano in un processo di conoscenza della realtà, di riflessione e di interpretazione intelligente al fine di giungere a scelte umane e sapienziali”. Prosegue il vescovo spiegando le diverse “notti” presenti nella Sacra Scrittura, metafora del silenzio di Dio, mentre nell’oggi della Chiesa e dell’umanità si tratta della “notte della persona, imprigionata in una solitudine maledetta che la intristisce nel suo egoismo e nel suo disorientamento. È la notte della ricerca del successo effimero fine a se stesso, costi quel che costi. È la notte dell’inseguimento di una efficienza che non intende conoscere né limiti né ostacoli di alcuna natura, calpestando la dignità dell’altro e la propria pur di raggiungere un perverso risultato”. Una notte che per mons. Vezzoli è caratterizzata dalla ricerca della dominante del potere tecnocratico, scientifico ed economico come se fosse la soluzione ultima della complessità presente, rintracciabile nelle denunce di Papa Francesco contro la riduzione di tutto all’esclusivo criterio di valutazione scientifica ed economica. “Davanti a questa sfida del mondo attuale, che costituisce una svolta storica, la Chiesa non può tacere; essa deve affermare un netto no”, le parole del vescovo contro economia e denaro che non mettono i bisogni della persona al centro, governando invece di servire, ingenerando violenza, disparità sociale e inganno, ma anche contro la ricerca di una mondanità umana e spirituale, che non conosce l’autenticità dell’amore, ma è espressione del dominio sull’altro, annullando la sua differenza, interpretata come un ostacolo al proprio emergere e dominare. “Si assiste a un emergere sconsiderato di sovranismi, di accentuazioni populistiche e demagogiche, che inoculano la paura e la minaccia dell’altro individuato come la sintesi di tutti i mali e di tutte le responsabilità”, prosegue nel suo messaggio facendo riferimento alle comunità, svuotate di senso perché ritenute un ostacolo al proprio ego, aggiungendo come la notte di questa società caratterizzi anche la fedeltà, sostituita dalla convenienza individuale a quella della comunità. Su tutto questo la Chiesa deve confrontarsi con la sapienza della parola di Dio, afferma mons. Vezzoli citando Rabbi Pinchas per rispondere alla domanda quando finisce la notte e inizia il giorno: “È nel momento esatto in cui possiamo riconoscere nel volto di qualsiasi essere umano il nostro fratello. Finché non riusciamo a farlo, è ancora notte”.

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