Carceri: Russo (Dap), “raddoppiare entro il 2024 il numero dei detenuti che lavorano”

“Il nostro obiettivo è quello di raddoppiare, entro il 2024, il numero dei detenuti che lavorano”. Lo ha detto Giovanni Russo, capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) del Ministero della Giustizia della Repubblica italiana, intervenuto alla conferenza stampa di presentazione, in Sala stampa vaticana, delle “azioni di carattere sociale” promosse dalla basilica di San Pietro in vista del Giubileo. “Essere giusti nella fase di esecuzione della pena significa considerare permanentemente l’essenza umana delle persone detenute, in modo che non venga mai disconosciuta la propria identità”, ha spiegato Russo: “Il lavoro riveste un ruolo chiave nella vita degli uomini, anche in quella delle persone detenute:  non è un modo di riempiere le giornate oziose dei detenuti, ma un tramite per ritrovare la dignità di sé stessi, per ricostruire la propria personalità fedeli al dettato costituzionali”. “Se c’è una funzione intrinseca della pena, accanto alla sua valenza punitiva, è quella di tendere al recupero del detenuto”, ha spiegato Russo, illustrando l’imponente politica di aiuto al lavoro  del Dap, “che parte dalle attività formative all’interno o, dove possibile, all’esterno degli istituti penitenziari, per consentire ai detenuti di ritrovare la propria capacità di essere umano con la possibilità di instaurare nuove relazioni sociali e di essere capace, al termine dell’esecuzione della pena, di ritrovarsi nella comunità da pari a pari, in grado cioè di competere con le richieste che la società chiede a questo uomo ritrovato”. “Il lavoro penitenziario è retribuito, regolato con i contratti collettivi nazionali di categoria, esattamente come avviene per gli uomini liberi”, ha precisato Russo: “La nostra aspirazione è creare un ponte tra la capacità di conseguire titoli professionali all’interno degli istituti e la possibilità per il detenuto di trovare, una volta terminata la pena, un lavoro che gli consenta di inserirsi nel contesto sociale a testa alta, disponibile a rispettarne le regole”. Tutto ciò, attraverso la collaborazione con partner come “Seconda chance”, che fa attività di “work scouting” anche per la Fabbrica di San Pietro, o della “Casa dello spirito e delle arti”, che tra le tante attività ha quella di confezionare “Rosari del mare” con il legno delle barche dei migranti che vengono distrutte.

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