Caritas Europa: azione umanitaria locale. “Migliore comprensione del contesto, maggior fiducia delle comunità colpite” dalle crisi

“Perché l’azione umanitaria condotta a livello locale è fondamentale per un aiuto umanitario efficace e per salvare vite umane?”: l’interrogativo è contenuto nel report diffuso oggi da Caritas Europa intitolato “Promesse non mantenute. Affrontare il divario tra gli impegni e la pratica nell’azione umanitaria a livello locale”. “Nelle crisi umanitarie, vi sono diversi attori che forniscono assistenza: organizzazioni internazionali che entrano nel Paese o nella regione per fornire aiuto; e organizzazioni locali che si trovano già nell‘area colpita dal disastro. Le organizzazioni umanitarie locali sono spesso in grado di rispondere alle crisi meglio di quelle internazionali, in quanto hanno una migliore comprensione del contesto locale, sono conosciute e godono della fiducia delle comunità colpite”. Si stima – sostiene Caritas Europa – che “gli intermediari locali possono sviluppare interventi del 32% più efficienti in termini di costo rispetto agli intermediari internazionali, eliminando i costi generali e salariali gonfiati a livello internazionale”. Oltre alla maggiore efficacia delle organizzazioni locali, “il valore dell’autodeterminazione e della giustizia rappresentano una considerazione importante, in quanto dovrebbero essere le comunità e le organizzazioni locali a determinare le priorità e i valori di fondo, rispetto invece a decisioni assunte da entità esterne”.
Gli attori umanitari locali, spiegano da Caritas Europa, “sono organizzazioni impegnate nei soccorsi che hanno sede e operano nel Paese destinatario degli aiuti e che non sono affiliate a una Ong internazionale”, nonché “le autorità statali del Paese colpito e destinatario degli aiuti che sono impegnate nei soccorsi, sia a livello locale che nazionale”.
Negli ultimi anni, ci sono state diverse politiche e iniziative internazionali volte a promuovere l‘azione umanitaria a livello locale, la più importante delle quali è stata il Grand Bargain (“grande patto”). Attraverso il Grand Bargain, i donatori governativi, le agenzie delle Nazioni Unite e le Ong internazionali si sono impegnati a fornire “un maggiore sostegno […] alla leadership, alla capacità di analisi ed operativa dei soccorritori locali e alla partecipazione delle comunità colpite nell‘affrontare i bisogni umanitari”. Tra gli impegni principali assunti c‘è l‘obiettivo di assegnare il 25% dei finanziamenti il più direttamente possibile alle organizzazioni umanitarie locali; di trasferire localmente le risorse per le spese generali; di integrare le organizzazioni umanitarie locali nello sviluppo e nella definizione dei progetti; e di garantire la partecipazione ai forum di coordinamento e alle riunioni dei donatori. “Nonostante questi impegni, le organizzazioni locali continuano ad affrontare ostacoli significativi. Alcuni di questi ostacoli includono l‘accesso limitato ai finanziamenti, requisiti amministrativi estesi e la mancanza di riconoscimento e sostegno da parte degli attori internazionali”.

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