Beatificazione Giovanni Paolo I: Falasca (vicepostulatrice), “apostolo del Concilio, reliquia unica”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Aver reso un servizio alla verità storica, fornendo tutta la documentazione necessaria per poter parlare davvero di Giovanni Paolo I, che fino a quel momento aveva avuto uno spazio modesto, poco frequentato a livello storico e storiografico”. Così Stefania Falasca, vicepresidente della Fondazione vaticana Giovanni Paolo I e vicepostulatrice generale, ha descritto la causa per la beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo I, durante la conferenza stampa di presentazione in sala stampa vaticana. Grazie ad una causa durata 19 anni, ha ricordato la relatrice, attraverso la raccolta di fonti documentali “si è potuto mettere in cantiere un processo di ricostruzione storica non estemporanea, per far rilevare la dignità del patriarca e del successore di Pietro, la sua cultura pastorale, la sua formazione di apostolo del Concilio e restituire così l’interezza di un percorso di cui il pontificato era solo la punta di un iceberg”. Tramite la trascrizione dei suoi interventi, che per Luciani non era ancora stata fatta, e quella degli appunti autografi dell’agenda e del block notes, ha spiegato Falasca, “vediamo oggi tutto quello che ha detto in maniera completa e comprendiamo che niente veniva lasciato all’immaginazione, in tutto l’iter da sacerdote al soglio di Pietro”. La vicepostulatrice si è soffermata, inoltre, sulla reliquia che verrà portata al Papa nella celebrazione di domenica prossima. “È uno scritto: si tratta di una novità, di solito si porta una reliquia appartenente al corpo. È uno scritto autografo di tipo spirituale, proveniente dalle carte dell’Archivio privato Albino Luciani, patrimonio della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I, che abbracciano tutta una vita. Su un piccolo foglio bianco ingiallito dal tempo, c’è uno schema per una riflessione spirituale sulle tre virtù teologali – fede, speranza e carità – che richiama in modo diretto le tre udienze generali del 13, 20 e 27 settembre 1978”. Il messaggio di Papa Luciani, con il suo riferimento all’umiltà, ha concluso Falasca, “ha un fondamento teologico ma anche la grande caratura di mischiare sacro e profano, ‘nova et vetera’, con una grande semplicità che arriva tutti e lo rende unico. Le radici della sua santità vanno ricercate nell’essenza stessa della fede”.

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