Funerali mons. Orru: mons. Carboni (Ales-Terralba), “sempre a contatto con la gente”. Messaggio del Papa, “pastore mite e generoso”

“Un pastore mite e generoso”: così Papa Francesco ha definito mons. Antonino Orrù, vescovo emerito di Ales-Terralba, nel messaggio letto durante i funerali celebrati questa mattina nel santuario di Nostra Signora di Bonaria. Settanta anni di sacerdozio e 32 di episcopato contraddistinti dalla carità, all’insegna del suo motto episcopale “Dilatentur spatia caritatis” – “Si aprano spazi alla carità” – “cioè a quell’amore del prossimo, che ha per sorgente l’amore di Dio”, ha detto l’attuale vescovo di Ales-Terralba, mons. Roberto Carboni, anche arcivescovo di Oristano, che prima della benedizione della salma ha tracciato le linee pastorali della missione svolta da mons. Orrù nella diocesi del Medio Campidano e della Marmilla.
“Non si è autentico pastore – ha detto l’arcivescovo di Cagliari, mons. Giuseppe Baturi e segretario generale Cei, che ha presieduto il rito delle esequie – se non si vive per l’altro in unione con Gesù: è il segreto di ogni fecondità in qualunque situazione di vita”. Ai funerali – nella chiesa dove Antonino Orrù (nato nel 1928 a Sinnai, centro agricolo e turistico a 18 km. dal capoluogo) celebrò la prima messa (14 luglio 1952) e ricevette la consacrazione episcopale (13 maggio 1990) – hanno partecipato quasi tutti i vescovi sardi e numerosi sacerdoti e laici che in modi diversi hanno collaborato con questo pastore “aperto, generoso, sempre a contatto con la gente”, ha ricordato mons. Carboni. Per sacerdoti e fedeli era veramente il “parroco dei parroci”.
L’episcopato di mons. Antonino Orrù – 35° vescovo nella storia delle due diocesi unificate – è stato ricco di realizzazioni, particolarmente vicino ai problemi del territorio, l’emergenza lavoro soprattutto: decine di volte il vescovo ha visitato e celebrato messa nei cantieri e nelle fabbriche occupate dai lavoratori. In occasione della visita a Cagliari del presidente della Repubblica, il 10 novembre 1995, mons. Orrù scrisse a Oscar Luigi Scalfaro una lettera in cui chiese aiuto per il territorio del “non lavoro”. A fianco degli amministratori di Marmilla e Medio Campidano ha partecipato alla mobilitazione per le molte croci sulla “Carlo Felice”, il cui ricordo resta nella “statua del Redentore, il Cristo della strada”, sulla S.S. 131, all’uscita di Sardara.
Mons. Orrù si è molto impegnato per la valorizzazione del patrimonio artistico culturale della diocesi e del territorio. Archivio storico, riordinato e messo a disposizione del pubblico, restauro della cattedrale, con gli argenti sacri, i tessuti preziosi dei paramenti liturgici, l’organo seicentesco ad ala – il più antico della Sardegna – sono stati portati all’attenzione dei fedeli e dei turisti. La sede vescovile di Ales è stata denominata per l’opera artistica di mons. Antonino Orrù il “paese del tesoro”. Al termine dei funerali sono stati letti il messaggio della Cei e il testamento spirituale di mons. Orrù, nel pomeriggio sepolto, a Sinnai, nella tomba di famiglia.

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