Qualità della vita: Istat, più di 1 italiano su 4 insoddisfatto dell’abitazione. 1 su 3 ha difficoltà con i mezzi pubblici

Più di un quarto dei residenti in Italia reputa insoddisfacente la qualità delle abitazioni in cui vivono. Nel 2019, il numero delle persone che vivono in abitazioni sovraffollate continua ad aumentare, raggiungendo il 28,3%, la percentuale più alta registrata negli ultimi 10 anni. È quanto emerge dal “Rapporto SDGs 2021. Informazioni statistiche per l’Agenda 2030 in Italia” diffuso oggi dall’Istat.
Stando ai dati diffusi, tre famiglie su dieci (30,2%) dichiarano, nel 2020, di avere molta o abbastanza difficoltà di collegamento con i mezzi pubblici di trasporto nella zona in cui risiedono, in calo rispetto all’anno precedente (33,5%).
Per quanto riguarda il lavoro, la riduzione dei ritmi produttivi ha avuto effetti rilevanti sul mercato del lavoro. Nel 2020, il tasso di occupazione scende al 62,6% (-0,9% rispetto all’anno precedente) mentre il tasso di disoccupazione si riduce al 9,2% in presenza di un aumento dell’inattività legato alle limitate possibilità di ricerca di lavoro durante le fasi di lockdown. Le misure di contenimento sociale hanno determinato una ricomposizione dei luoghi di lavoro favorendo il lavoro da casa, la cui incidenza in termini di occupati sale al 13,7% (4,8% nel 2019).
Sul fronte giustizia, nel 2019 in Italia sono stati commessi 0,5 omicidi volontari per 100mila abitanti. Il tasso di omicidi diminuisce significativamente nel corso degli anni per gli uomini mentre rimane stabile per le donne. Al 31 dicembre 2020 i detenuti in attesa di primo giudizio sono 8.685, pari al 16,3% della popolazione carceraria. “Il numero di detenuti presenti in istituti di detenzione – viene osservato – è superiore al numero di posti disponibili definiti dalla capienza regolamentare (105,5 per cento posti disponibili)”. Nel 2020 la durata dei procedimenti civili nei tribunali ordinari rimane elevata (in media 419 giorni), anche se in diminuzione di due giorni rispetto all’anno precedente.
Infine, nel 2019 si è ridotto “sensibilmente” il numero dei nuovi permessi di soggiorno, attestatisi a 177.254, il 26,8% in meno rispetto al 2018. La contrazione interessa tutte le motivazioni all’ingresso ma a scendere di più, come nell’anno precedente, sono i permessi rilasciati per richiesta di asilo (-47,4%). “La tendenza al calo degli ingressi – viene spiegato – si è inevitabilmente accentuata nel 2020 in presenza delle chiusure temporanee dei confini. Nei primi 6 mesi del 2020 sono stati concessi a cittadini non comunitari circa 43mila nuovi permessi di soggiorno (meno della metà del primo semestre 2019)”.

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