Colombia: decisivo intervento della Chiesa cattolica nella liberazione del bambino rapito a Cali

Dopo 18 giorni di grande angoscia e incertezza, Lyan José Hortúa, il ragazzo undicenne rapito il 3 maggio nel villaggio di Potrerito, nel Comune di Jamundí, nel sud-ovest della Colombia, probabilmente dal Fronte Jaime Martínez dei dissidenti delle Farc, è stato finalmente rilasciato. Un caso che ha indignato la Colombia e mobilitato la Chiesa locale. Fin dal rapimento del bambino, l’arcidiocesi di Cali si è offerta di accompagnare la famiglia del piccolo e ha partecipato attivamente agli sforzi di mediazione per il suo rilascio, che oggi si conclude felicemente con il ritorno di Lyan a casa sua e in buona salute. L’arcivescovo di Cali, mons. Luis Fernando Rodríguez Velásquez, ha espresso la sua gratitudine a coloro che hanno reso possibile il rilascio del bambino, comprese le autorità locali e la Missione di verifica delle Nazioni Unite: “Ringrazio Dio per la liberazione del bambino Lyan José. Imploriamo che azioni di questa natura finiscano, così come gli attacchi che lasciano solo tristezza e distruzione”.
L’arcivescovo, oltre a celebrare la buona notizia, ha anche ribadito la posizione della Chiesa sulla violenza che colpisce molte comunità del sud-ovest della Colombia. “Come Chiesa ribadiamo il nostro appello alla pace e alla sana convivenza”, ha detto, facendo eco a una richiesta sociale sempre più urgente nelle regioni colpite da conflitti armati, traffico di droga e criminalità organizzata.

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