“Far parlare non tanto la voce, quanto gli occhi e il cuore. Il Vangelo della Passione secondo Giovanni, proclamato per intero, diventa centro di ascolto e meditazione. Non servono altre parole”. Lo ha detto ieri l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, mons. Claudio Maniago, nell’omelia per il Venerdì Santo. “Perché Dio si è fatto uomo? Perché Gesù ha accettato la condanna, la croce, l’umiliazione?”, si è chiesto il presule: “La risposta – semplice eppure profondissima è racchiusa, ha spiegato il presule, nella certezza che Gesù ha scelto la via del dolore per amore nostro. Un amore puro, disinteressato, opposto all’egoismo umano. Un amore che si manifesta pienamente nelle braccia aperte sulla croce, in quell’abbraccio che accoglie tutta l’umanità, senza escludere nessuno”. “La Croce – ha ricordato mons. Maniago – non è un segno di sconfitta ma fonte di speranza. Da essa scaturisce il perdono, una grazia che si rende concreta nei sacramenti, specialmente nella confessione e nell’Eucaristia”. Il presule ha ricordato che “in quel gesto dell’Agnello di Dio, pronunciato durante la messa, torna vivo davanti ai nostri occhi il Crocifisso, che ancora oggi ci abbraccia. E se Dio ci ama così, allora nessuna difficoltà è insormontabile. Anche nei momenti di crisi personale, familiare o sociale, la speranza non delude, perché si fonda sull’amore eterno di Dio”. “Contemplare Gesù morto – ha concluso mons. Maniago – non è celebrare una fine, ma l’inizio di una nuova vita, di un cammino di salvezza e di speranza che non viene mai meno”.