Pasqua: card. Battaglia (Napoli), “la Resurrezione è esercizio spirituale e materiale di capovolgimento della nostra logica vincente”

Un invito a “fare un esercizio spirituale” la mattina di Pasqua: immaginare la Resurrezione di Cristo. Arriva dal card. Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, nella sua lettera di Pasqua.
“La vita tornò. Ma senza disturbare. Io immagino Nostro Signore procedere piano. Aver cura di riporre le bende, lentamente”, osserva il porporato, per il quale. “il Figlio di Dio, l’Onnipotente, non sbaraglia la morte ‘dop’ tre giorni. La percorre ‘durante’ quei tre giorni. Non voleva darci il trionfo dei supereroi, quello che arriva in un lampo, con un colpo capace di abbattere tutto. Non era quel tipo di vittoria. Ci ha consegnato qualcosa di paziente, silenziosa”. Per il cardinale, “c’è una eredità potente nel suo risorgere lentamente. Il coraggio del fare piano e del lasciar andare la corsa: è questo, per me, il messaggio pasquale più dirompente, quest’anno. In un tempo in cui l’accelerazione – planetaria e quotidiana – sembra toglierci il respiro. ‘Rallenta, Mimmo, mi sento sussurrare ogni mattino e ogni sera. Un invito che mi conduce alla Pasqua quotidiana di chi vince perdendo, di chi è felice non perché arriva primo, né perché arriva per primo”.
“Perché Gesù – spero di non darvi troppo scandalo – non è risorto con la bandierina in mano, come in certi santini di quando eravamo bambini – aggiunge -. È risorto per sempre. E ancora. Nella forma – concedetemi un’espressione un po’ contemporanea – di una ‘leadership’ che rovescia le nostre previsioni”: Gesù “è l’ultimo, è Lui il povero, è Lui ad essere morto con i morti”.
Per l’arcivescovo, “non possiamo più accettare che la Resurrezione di Cristo venga raccontata togliendole la sua portata rivoluzionaria. Arriva lentamente. Ma è un segno che squarcia”: “Non c’è vittoria sulla morte se non moriamo a noi stessi, se non rinunciamo al primato del nostro bene singolare per spalancarci alla vita eterna, che è il bene di tutti e di ciascuno. La vita eterna non è un’illusione, non è una magia, non è un imbonimento per fare proseliti promettendo vincita, orgoglio, supremazia. La vita eterna è una scelta. Si risorge se si dice sì, come Maria. Se si dice sì, come Gesù, al disarmo interiore. In questo senso, anche la Resurrezione – come la nascita del Dio fatto-uomo – è esercizio spirituale e materiale di capovolgimento della nostra logica vincente. Vi prego: non sentitevi vincitori, vittoriosi, superiori, quando sentite la gioia di essere figli di un Dio vivente e risorto, che ha sconfitto la morte. Sentitevi lenti”. E ancora: “Datevi tempo. Non misuratevi solo in numeri e obiettivi raggiunti. Date tempo”. Per il cardinale, “piccoli gesti quotidiani di cura sono l’avvento della vita eterna già adesso. Il paradiso già sulla terra. Non si risorge correndo”. In questo esercizio spirituale e materiale, “preghiamo insieme che la rivoluzione pasquale ci porti la dolce mistica della lentezza. Gioiamo, sorelle e fratelli, festeggiando soprattutto tra noi i più lenti – i bambini, gli anziani, gli ammalati, i poveri che non conoscono l’Intelligenza Artificiale e le app che trovano soluzioni in un attimo – perché sono loro la rappresentazione scultorea di quel mattino, e la prefigurazione della felicità che verrà, e che può essere già”.
“L’eternità, qui, adesso, la riconosceremo dal disarmo della cura. Dal tempo lento”, conclude il card. Battaglia.

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