La Federazione italiana giuoco calcio (Figc) ha annunciato un incremento delle iniziative per combattere l’azzardopatia. Si parla di psicologi in aumento, terapie mirate e gruppi di sostegno per rafforzare la gestione dello stress e l’autostima di coloro che combattono questa dipendenza. “Un passo lodevole, ma che appare contraddittorio se si considera l’ambiente sportivo, spesso intriso di loghi e banner di aziende legate al gioco d’azzardo”, sottolinea il presidente della Consulta nazionale antiusura Giovanni Paolo II, Luciano Gualzetti.
“Questo paradosso si fa ancora più evidente alla luce dei recenti sviluppi normativi: il Decreto Dignità, che nel 2018 aveva proibito la pubblicità del gioco d’azzardo, è ora minacciato da tentativi di abolizione. La reintroduzione della pubblicità del gioco durante eventi sportivi, giustificata da presunti benefici economici per i club, rischia di invertire anni di progressi nella protezione dei cittadini più vulnerabili”, denuncia Gualzetti.
Negli ultimi anni, “l’azzardo è diventato una presenza sempre più capillare nella vita quotidiana, normalizzato attraverso sponsorizzazioni sportive e campagne pubblicitarie seducenti. Ma dietro questa facciata patinata si cela una realtà drammatica: l’azzardopatia è una piaga sociale che sta devastando vite, famiglie e comunità. Colpisce giovani e adulti indistintamente, alimentando dipendenze che possono sfociare in debiti, ricatti e isolamento”, ricorda il presidente della Consulta.
Come possiamo giustificare questa ipocrisia? “Da un lato, si tenta di curare le vittime della azzardodopatia con programmi psicologici e iniziative sociali. Dall’altro, si permette la diffusione di un messaggio che invita indirettamente al gioco, perpetuando il ciclo di dipendenza. È una forma di ipocrisia istituzionale che non può essere ignorata”, ammonisce Gualzetti, che evidenzia: “Il terapista di Nicolò Fagioli, Paolo Jarre, ha recentemente criticato il ministro dello Sport Andrea Abodi per questa doppia morale: mentre condanna i calciatori coinvolti nelle scommesse, Abodì promuove la pubblicità dell’azzardo, esponendo i giovani a un ambiente che normalizza il gioco. Le parole di Jarre mettono in luce una verità scomoda: l’azzardopatia non è solo un problema individuale, ma un’emergenza sociale alimentata da un sistema che ignora deliberatamente il danno che causa”.
Per il presidente della Consulta antiusura, “è tempo di dire basta a questa ipocrisia. La salute e la dignità delle persone devono prevalere sugli interessi economici. Servono politiche coraggiose e una presa di posizione netta: proteggere i cittadini, soprattutto i più giovani, dalla normalizzazione del gioco d’azzardo riducendo l’offerta di scommesse e vietando la promozione con la pubblicità sportiva e non . Solo così possiamo sperare di spezzare il ciclo di dipendenza e ricostruire una società più sana e consapevole”.