Shaken Baby Syndrome: Fnopo, “chi scuote il neonato spesso non sa che può causare trauma cerebrale”. “Neomamme dovrebbero essere supportate da personale qualificato”

“Si chiama Shaken Baby Syndrome ed è una forma di trauma cerebrale che può avvenire nei neonati scossi violentemente. Il bambino piccolo, se cullato con eccessivo vigore, in considerazione dell’immaturità della muscolatura del collo, può riportare danni cerebrali irreversibili e perfino il coma o la morte, a causa del violento attrito del cervello contro le ossa del cranio”. È Elio Lopresti, tesoriere della Fnopo (Federazione nazionale ordini della professione di ostetrica), a descrivere questa grave sindrome, all’indomani della prima Giornata nazionale dedicata con la campagna “NonScuoterlo!”, che ha coinvolto 33 città di 15 regioni d’Italia, anche se è necessario che il medesimo impegno di informazione sia portato avanti per tutto l’anno. “Il periodo più a rischio – prosegue Lopresti – è quello tra le due settimane e i sei mesi di vita. In questa fase il pianto del lattante può raggiungere picchi di massima intensità, tanto da indurre il genitore o chi si prende cura del bambino anche a ricorrere ad uno scuotimento eccessivo”. In questo momento “sono quasi sempre le neomamme a prendersi cura, talvolta in maniera esclusiva, del piccolo appena nato. Per questo, è necessario che, in questo periodo tanto delicato quanto faticoso, siano assistite da personale qualificato”.
“Nella maggior parte dei casi chi ricorre ad uno scuotimento talmente eccessivo da provocare un trauma al neonato lo fa in modo del tutto inconsapevole, non ha idea delle conseguenze che potrebbero scaturire da un tale comportamento”. Di qui l’importanza di informare. Sarebbe tuttavia  importante anche supportare le neomamme, ma “l’ostetrica/o pur essendo un professionista presente sul territorio, non è numericamente sufficiente”, osserva la presidente Fnopo, Silvia Vaccari. Troppo poche nel Ssn, nelle Maternità, nei Consultori, nelle Case di comunità, negli ambulatori, e, spesso, anche al domicilio. Eppure, “grazie alla sue competenze, alla spiccata sensibilità ed esperienza in ambito relazionale”, l’ostetrica “è in grado di cogliere anche ‘il non detto’”, osservando “ciò che i neogenitori stanno vivendo. La sindrome del bambino scosso – conclude Vaccari – può sopraffare chiunque, riconoscerla, chiedere aiuto e trovare strategie alternative sono azioni che possono salvare la vita del piccolo”.

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