Terra Santa: p. Patton (custode) a Gerico, saper distinguere tra “il buon pastore e il mercenario”

Parrocchia di Gerico

“Oggi c’è un bisogno particolare di buoni pastori, che siano immagine e somiglianza del Buon Pastore, perché in questo tempo molti lupi cercano di catturare o di disperdere le pecore che appartengono al gregge del Signore”. Lo ha detto il custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, che ieri a Gerico ha celebrato la IV domenica di Pasqua, detta “del Buon Pastore” e il centenario della dedicazione della chiesa dedicata proprio al Buon Pastore. Di conseguenza, ha spiegato, “oggi possiamo vedere meglio la differenza che passa tra il ‘buon pastore’ e il ‘mercenario’. Il mercenario è uno che svolge il suo lavoro a pagamento, ma non ha un vero interesse per il gregge e per le pecore, non le conosce nemmeno”. La cultura attuale – ha rimarcato il custode – è troppo spesso una cultura mercenaria: cerchiamo una buona paga, cerchiamo un ruolo di potere e un posto di successo, cerchiamo di ottenere il massimo e di rischiare il minimo e in caso di problemi siamo veloci a fuggire e a rinnegare le scelte fatte”. In direzione opposta va la cultura evangelica: “Il buon pastore è l’immagine di colui che non ha un interesse economico o di prestigio o di potere personale, perché agisce spinto dall’amore per il proprio gregge, per ciascun agnello e per ciascuna pecorella del gregge. Il buon pastore è colui che per le sue pecore è disposto a donare perfino la vita e per esse sacrifica se stesso. Proprio come ha fatto Gesù”. Nella omelia padre Patton ha evidenziato come “le ‘pecore’ del vangelo non sono una massa di animali irrazionali, anzi. Tra il ‘pastore’ e le ‘pecore’ c’è un rapporto personale, di conoscenza reciproca, al punto che esse riconoscono la sua voce, alla stessa maniera in cui il pastore (Gesù) conosce la voce del Padre”. Da qui l’invito a riflettere sull’esortazione di san Francesco, contenuta nelle sue “Ammonizioni”: “Guardiamo con attenzione il buon pastore, che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce”. Ma anche l’invito a guardare a molti esempi di frati che lungo i secoli hanno vissuto questa ammonizione: “I martiri di Damasco o il beato Salvatore Lilli. Ma anche oggi abbiamo dei buoni esempi: p. Hanna, p. Luouai, e ora anche p. Khoukaz (frati dei villaggi cristiani dell’Oronte in Siria, ndr.) che stanno con il loro gregge, anche a rischio della vita. Sono per noi un esempio e una provocazione a non essere mercenari ma pastori nel fare il servizio che l’obbedienza ci ha affidato”. Dunque, ha concluso il custode, “chi è ‘pastore’ deve stare attento a non comportarsi da mercenario e i fedeli, devono fare la loro da parte: ascoltare prima di tutto la Parola di Gesù, il suo Vangelo, poi ascoltare anche le indicazioni che danno i pastori perché sono indicazioni che lo stesso Gesù dà attraverso i suoi ministri e collaboratori, dal Papa, ai vescovi, al più semplice dei sacerdoti”.

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