Naufragio a Lampedusa: Oim, Unhcr e Unicef, “servono meccanismi coordinati di ricerca e soccorso e percorsi legali sicuri”

Dopo l’ennesimo naufragio tra Lampedusa e Tunisia le tre organizzazioni delle Nazioni Unite Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni), Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) e Unicef ribadiscono “la necessità di meccanismi coordinati di ricerca e soccorso e continuano a chiedere agli Stati di aumentare le risorse e le capacità per far fronte efficacemente alle loro responsabilità”. Rinnovano l’appello “per un accesso più ampio a percorsi legali più sicuri per la migrazione e l’asilo nell’Unione Europea, per evitare che le persone debbano ricorrere a viaggi pericolosi in cerca di sicurezza e protezione”. Secondo le testimonianze delle quattro persone sopravvissute – un minore non accompagnato di 13 anni, una donna e due uomini – soccorse da una nave mercantile e portate oggi in salvo a Lampedusa dalla Guardia Costiera italiana, sarebbero 41 i dispersi, tra cui 3 bambini. Il barchino di ferro, partito da Sfax (Tunisia), sembrerebbe essersi ribaltato durante la navigazione. “Le condizioni meteomarine proibitive di questi giorni rendono smisuratamente pericolose le traversate su barchini di ferro inappropriati alla navigazione: questo evidenzia l’assoluta mancanza di scrupoli dei trafficanti che in questo modo espongono migranti e rifugiati a rischi altissimi di morte in mare. Solo pochi giorni fa una mamma e un bambino avevano già perso la vita al largo dell’isola”, ricordano le tre agenzie Onu, presenti a Lampedusa a supporto delle autorità sia in fase di sbarco, che di prima accoglienza. Secondo il Missing migrants project dell’Oim sono già oltre 1.800 le persone morte e disperse lungo la rotta, che si attesta ancora tra le più attive e le più pericolose a livello globale, con oltre il 75% delle vittime nel Mediterraneo negli ultimi dieci anni.

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