Pasqua: don Carraro (Cuamm), “Gesù Risorto rovesci i sepolcri dei nostri cinici egoismi, doni vita ai tanti crocefissi del nostro tempo”

“Abbiamo ancora davanti agli occhi la spiaggia di Cutro e le tante altre tragedie che si stanno consumando ogni giorno nel nostro mare. Solo il silenzio riesce a raccogliere lo sconcerto e l’indignazione per stragi forse evitabili, insieme la pietas e l’infinito dolore per quei corpi senza vita. Scappano da guerra, terremoto, fame e dittatura. E come per loro così è stato per gli ucraini ed è così da tanti anni per molti giovani africani”. Lo scrive don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm, nel suo messaggio pasquale. “La gente scappa in cerca di pane e sicurezza, di qualche spiraglio di dignità. E, almeno nel continente africano, la quasi totalità della popolazione che si sposta, lo fa dentro il paese nel quale vive e solo una piccola percentuale scappa fuori, fino al Mediterraneo. In Mozambico, nella regione di Cabo Delgado tantissime famiglie sono fuggite da Palma e Mocimbua de Praia, verso sud a Pemba e Montepuez. In Sud Sudan 5 milioni sono scappati verso Etiopia e Uganda o dentro il Paese, nei campi sfollati di Juba, Minkamen, Nyal, Bentiu e Malakal. Penso anche all’Etiopia, dove drammi simili si incontrano in Somali Region a sud, nei campi profughi di Gambella a ovest, e nell’area di Debre Berhan nell’Amhara al nord, senza contare il disastro di vite del Tigray”, ricorda il sacerdote.
Di fronte a queste nuove tragedie africane “non possiamo girarci dall’altra parte, queste emergenze, a volte più acute, altre volte più prolungate, devono diventare ‘casa nostra’, terra e sofferenza nostre, gente e vita nostre – aggiunge don Carraro -. Non possiamo voltare la faccia, come ci ha ricordato Papa Francesco, nell’omelia della domenica delle Palme: ‘Gesù abbandonato ci chiede di avere occhi e cuore per gli abbandonati… di saper amare Gesù abbandonato e di saper amare Gesù in ogni abbandonato, in ogni abbandonata’. È una sfida che il Cuamm vuole accogliere. Sono gesti e opere che chiedono coraggio, menti lucide e cuori generosi”.
Don Dante conclude: “Gesù Risorto rovesci i sepolcri dei nostri cinici egoismi, doni vita alle nostre vite e ai tanti crocefissi del nostro tempo”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa