Russia: Graglia (Università di Milano), “a Mosca mancano le libertà, dirigenza illiberale. Appoggiare i dissidenti”

L’opinione pubblica russa è male informata da media governativi; vigono una censura e una repressione delle libertà fondamentali davvero antidemocratiche. Secondo lei, il gigante euroasiatico potrà intraprendere la via di una piena democrazia? Al Sir risponde Piero Graglia, docente di Storia dell’integrazione europea all’Università degli Studi di Milano, esperto di politiche comunitarie. “Credo che nulla sia maggiormente difficile da prevedere quanto l’attecchimento di ‘tossine democratiche’ all’interno di una società fondamentalmente individualista come quella russa. Lo sviluppo storico della democrazia è spesso figlio di un conflitto, di una trasformazione traumatica sul piano interno. La Russia sta vivendo questo conflitto. Anche solo il fatto che non si possa parlare di guerra oggi in Russia, che si usino eufemismi come ‘operazione militare speciale’ e altre baggianate simili, racconta di una società dove il potere è orientato a celare la verità, a controllare internet, a oscurare informazioni e associazioni che promuovono la libera informazione (da ultima, anche Amnesty International è caduta in questa situazione repressiva)”.
Secondo Graglia, “la società russa è una società dove i giornalisti scomodi vengono uccisi, sia russi sia stranieri (pochi forse ricordano un mio caro amico, Antonio Russo, ucciso in Cecenia per i suoi servizi scomodi su quella guerra sporca; molti invece ricordano Anna Politkovskaja, uccisa in Russia); è però anche un Paese la cui dirigenza illiberale e criminale è stata blandita, in Occidente, e in Italia in particolare, da molti esponenti politici. Difficile non pensare che le frasi di Putin sulla decadenza occidentale non abbiano un fondamento quando si pensa a quanta arrendevolezza e simpatia abbia riscosso Putin stesso nel nostro Paese. Dobbiamo dimenticare quella stagione sciagurata: la prima cosa da fare quando un vicino adotta comportamenti sbagliati e criminali, è dirlo”.
Il docente dell’Università Statale di Milano sottolinea: “Oggi desideriamo che la Russia abbia quella evoluzione democratica che si impegnava ad avere nel 1997, parlando di processo di ‘democratizzazione interna’; ebbene, diciamolo, affermiamolo con forza, evitando di andare a braccetto con un leader violento e prepotente come Putin, facciamone un motivo di battaglia civile; come a suo tempo appoggiavamo Sakharov nella sua lotta contro il sistema sovietico, appoggiamo oggi i dissidenti che in Russia si oppongono al nuovo Zar e lottano per una società libera e democratica. Se non ci prendiamo le nostre responsabilità non possiamo pretendere poi di giudicare e criticare gli sforzi di democratizzazione che non abbiamo appoggiato, sostenuto, valorizzato. Le democrazie devono sostenere le forze democratizzatrici e i valori dei sistemi democratici, non solo il mercato libero e il business as usual. Altrimenti, che democrazie sono?”.

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