Pasqua: mons. Caiazzo (Matera-Irsina), “usciamo dalla miopia del vivere quotidiano spingendo lo sguardo verso mete che hanno il profumo dell’eternità”

“Questo è il tempo delle scelte. Dopo i due anni di pandemia e ora la guerra, siamo invitati ad uscire dalla miopia del vivere quotidiano spingendo lo sguardo verso mete che hanno il profumo dell’eternità. Anche nel modo di intendere la nostra fede, spesso vissuta come un rifugio, scudo scaramantico senza vita, senza speranza”. Lo ha detto, nell’omelia della messa di Pasqua, l’arcivescovo di Matera-Irsina, mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, per il quale “è il tempo di uscire dal sepolcro del cenacolo, liberi dalle paure e dalle incertezze, nella certezza che tutto non è finito”.
Il presule ha osservato: “Celebrare la Pasqua del Signore significa irradiare l’amore per ritrovare vita e desiderio di dare un volto nuovo alla nostra storia, nonostante le ingiustizie, le tragedie e i dolori che ognuno si porta dentro”. Infatti, la Pasqua “è risurrezione di Cristo sulla morte basata sulla forza divina capace di eliminare i massi che sigillano la vita consegnandola alla morte”; “è la risurrezione di Cristo che ci porta la pace”. Mons. Caiazzo ha precisato: “Il Risorto è il Crocifisso che non stabilisce né una tregua nei conflitti né assenza di guerre per il quieto vivere. La pace che Gesù Risorto ci porta attraversa i conflitti, il male, ogni tipo di ingiustizia e dona la pace al cuore dell’uomo che diventa costruttore di pace”.
La Pasqua, dunque, “è la risurrezione di Cristo che riaccende la speranza che sul Golgota come sulla tomba torneranno a spuntare i fiori che coloreranno la terra seppellendo le armi e distruggendo gli egoismi. Il profumo riempirà i cieli da cui cadranno non le bombe della distruzione e della morte ma il respiro della nuova primavera”. La Pasqua “è la risurrezione di Gesù. Significa che siamo figli, quindi fratelli e discepoli di un Dio che è vivo perché è Amore. E se ognuno di noi crede nell’amore vero, allora non ci potrà essere posto per la morte”.
Augurando una Santa Pasqua a tutti, l’arcivescovo ha concluso ricordando che “la speranza non è l’ultima a morire, anzi non muore. La speranza è una sola: Gesù Cristo sempre vincitore sulla morte”.

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