Perù: nuovo premier Valer accusato di aggressione familiare. Opus Dei smentisce appartenenza all’istituzione. Dargent (politologo) al Sir, “situazione estremamente fragile”

Non trova pace la politica peruviana. Mentre il presidente Pedro Castillo (ritenuto inizialmente presidente di estrema sinistra) si è incontrato ieri a Porto Velho (capitale dello Stato brasiliano della Rondônia) con il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro (che ha messo in evidenza la comune inclinazione all’amor di patria e alla conservazione dei valori tradizionali), a Lima è già nella bufera il nuovo primo ministro Héctor Valer Pinto, il terzo in sei mesi di presidenza Castillo. Lo scorso anno era stato eletto con il partito ultraconservatore Renovación Popular, guidato da Rafael López Aliaga, che aveva poi lasciato. In questi giorni sono emersi vari particolari sulla condotta privata del nuovo premier, oltre che per le sue posizioni machiste e omofobiche: in passato è stato accusato di aver aggredito sua figlia e sua moglie, per quest’ultima un giudice ha emesso misure di protezione nel 2017. Anni fa i suoi vicini lo dichiararono persona non grata nel palazzo dove abitava e raccolsero firme per espellerlo per le sue continue urla e minacce. Numerosi gruppi della società civile hanno chiesto le sue dimissioni. In una nota diffusa ieri, l’Opus Dei del Perù ha smentito che Valer abbia fatto e faccia parte dell’organizzazione contrariamente a quanto l’interessato aveva dichiarato.
Spiega al Sir il prof. Eduardo Dargent, politologo dell’Università Cattolica del Perù (Pucp): “Sinceramente, dubito che Valer possa restare primo ministro, di fronte a queste notizie. In ogni caso, Castillo, con la nomina del suo terzo primo ministro e con il suo terzo ampio rimpasto di Governo, si rivela un presidente estremamente fragile, con una linea politica volatile”. Secondo il docente, è improprio parlare di svolta a destra, proprio perché ciò presupporrebbe che in precedenza ci fosse una chiara direzione politica. “Se guardiamo ai tre Governi di questi mesi, notiamo che il primo Gabinetto, certo formato anche da ministri di estrema sinistra, era improvvisato e mediocre. In ottobre, il rimpasto e la nomina a premier di Mirtha Vásquez avevano dato all’Esecutivo un profilo più solido e programmatico, più riformista, con alcuni ministri di valore. Ora si torna alla mediocrità”.
Certamente, tra i nuovi ministri ci sono profili più conservatori, dentro alla preoccupazione di Castillo di non essere messo in minoranza, o addirittura in stato di impeachment, dal Parlamento, “ma non parlerei appunto di svolta politica, si tratta soprattutto di un rafforzamento della tendenza alla mediocrità”.
Dargent resta pessimista sul futuro prossimo della politica peruviana: “Difficile vedere soluzioni di ampio respiro, l’impeachment sarebbe solo una scorciatoia che non porterebbe da nessuna parte. Il presidente è molto debole, il Congresso lo vorrebbe far decadere ma è anch’esso delegittimato, non avrebbe la forza di dare vita a un’altra soluzione politica. E intanto cresce il discredito della classe politica tra la popolazione”.

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