Sono 20 le vittime accertate e 70 persone sono ricoverate in diverse località dell’ovest e nord-ovest della periferia di Buenos Aires dopo aver consumato cocaina, quasi certamente adulterata. 21 di loro sono in condizioni gravi, con necessità di assistenza respiratoria meccanica. Lo ha comunicato ieri il Governo della città metropolitana di Buenos Aires. Le autorità sanitarie della provincia di Buenos Aires hanno lanciato un’allerta epidemiologica mentre la polizia ha finora arrestato 10 persone. Gli arresti sono avvenuti in un bunker nell’insediamento noto come Puerta 8, alla periferia di Buenos Aires. Attraverso il suo account Twitter, il presidente della Conferenza episcopale argentina (Cea), mons. Oscar Vicente Ojea, vescovo di San Isidro, ha espresso la sua profonda impressione per l’accaduto.
Dopo aver assicurato la preghiera per i defunti, le loro famiglie e per l’intera comunità che soffre, nonché per coloro che sono ricoverati in gravi condizioni, il vescovo di San Isidro ha condiviso un’ulteriore riflessione: “Vedere il modo in cui queste persone sono morte ci interroga profondamente su come viene vissuto il grave problema delle dipendenze”. Prosegue mons. Ojea: “Di fronte alla tragedia che sta avvenendo, è necessario distinguere tra l’offerta di droga, che chiamiamo narcotraffico, e la crescente domanda di consumo”. Quest’ultimo “ha a che fare con i problemi più profondi della nostra società: la mancanza di orizzonti umani e lavorativi, le profonde crisi familiari, l’enorme deficit della nostra educazione, la profonda solitudine e il bisogno di affetto”.
Esto último tiene que ver con los problemas más profundos de nuestra sociedad: falta de horizontes humanos y laborales, profundas crisis familiares, el déficit enorme de nuestra educación, la profunda soledad y la necesidad de afecto.
— Oscar Ojea (@oscar_ojea) February 3, 2022