Brasile: padre Testa (Cum) in visita alla sede della Conferenza episcopale, “missione mantiene vitalità della Chiesa”

La sede della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb) ha ricevuto ieri la visita del direttore del Centro unitario per la formazione missionaria, padre Marco Testa. Come noto, il centro si occupa della formazione dei missionari locali e stranieri, struttura istituzionale equivalente al Centro culturale missionario (Ccm) del Brasile. Ed è proprio per scambiare esperienze sul funzionamento delle case di formazione che il sacerdote italiano è stato a Brasilia. La visita principale nella capitale federale è stata al Ccm, dove ha potuto avere uno “scambio di idee ed esperienze” con il direttore della casa di formazione, padre Djalma Antônio da Silva. Secondo padre Testa, riporta con evidenza il sito della Cnbb, i due hanno potuto percepire che “la situazione è la stessa, le difficoltà e le gioie corrispondono”. Impegnati nella riflessione missionaria, i direttori hanno anche condiviso la situazione della missione. Padre Testa ha sottolineato la sfida di “mantenere vivo lo spirito missionario nella Chiesa tutta e impedire che la Chiesa si chiuda in se stessa, perché l’essere missionario è ciò che mantiene la vitalità della Chiesa”. E questo nonostante, come è noto, sia diminuito il numero dei missionari che vanno in missione e in particolare dei fidei donum.
In aumento, invece, la partenza per terre di missione di laici e famiglie, e resta vivo anche l’invio di missionarie religiose, molte delle quali sono “suore non italiane, ma che appartengono a famiglie religiose italiane”. Questa realtà, però, si è detto durante l’incontro “non può impedire alla Chiesa di inviare”. Ha continuato il sacerdote: “Non mandiamo perché siamo una Chiesa ricca, soprattutto ricca di persone, di sacerdoti o di mezzi finanziari, mandiamo dalla nostra realtà, che a volte è una realtà di povertà. È una Chiesa che si fa più umile, la Chiesa italiana. Tuttavia, non possiamo fermare questo atteggiamento missionario di invio, perché arricchisce molto la Chiesa, non permette alla Chiesa di chiudersi in se stessa. Inviare qualcuno trasforma la realtà in modo missionario”.

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