“Recenti fatti di cronaca hanno riportato all’attenzione il fenomeno dei matrimoni precoci che, a differenza di quanto si potrebbe pensare, non è prerogativa esclusiva di aree del mondo distanti da noi, ma rappresenta una questione che sempre più spesso investe anche il nostro Paese”. Così l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Garlatti, in una nota.
“Basta che anche una sola ragazzina sia costretta a sposarsi perché venga commessa una gravissima violazione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza tutelati dalla Convenzione di New York”, sottolinea la Garante, aggiungendo che “il matrimonio minorile rappresenta una grave forma di violenza e produce effetti negativi sullo sviluppo fisico e psicologico, problemi nello sviluppo emotivo e spesso causa isolamento, abbandono scolastico precoce e impossibilità di raggiungere una piena autonomia. Per queste ragioni è fondamentale innanzitutto facilitare, anche attraverso il ricorso a mediatori culturali, la diffusione di informazioni sui diritti, sulle procedure di protezione e sui soggetti a cui rivolgersi per avere assistenza”.
“Allo stesso modo – prosegue Garlatti – occorre investire risorse in percorsi formativi specifici destinati ai professionisti dei servizi che possono entrare in contatto diretto con bambine e ragazze a rischio e per insegnanti e tutti gli altri soggetti che lavorano con i minorenni, fornendo anche strumenti per valutare i pericoli e competenze per identificarli e segnalarli tempestivamente”. “Questo perché – spiega – nella maggior parte dei casi, senza l’intervento di un adulto, il dramma della minorenne rischia di rimanere sconosciuto posto che in molti casi le ragazze non trovano adeguato ascolto all’interno di famiglie ancora troppo spesso legate alle tradizioni del Paese di origine”. “Anche per questo motivo – sottolinea la Garante – sarebbe importante avviare raccolte dati ufficiali per monitorare il fenomeno da un punto di vista sociale per promuovere interventi di prevenzione veramente efficaci. Resta, più in generale, l’urgenza di prevedere adeguate forme di supporto per le situazioni di maggiore vulnerabilità economica ed educativa”.