Povertà ed esclusione sociale: mons. Redaelli, “trovare modalità per ‘tenere a galla’ chi rischia di affondare. Servono misure contro disoccupazione, di inclusione lavorativa”

Sono due gli aspetti che mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia e presidente di Caritas italiana, ha messo in rilievo, durante la presentazione a Roma del Rapporto su povertà ed esclusione sociale dal titolo “L’anello debole”, curato da Caritas Italiana. Due aspetti, “che – ha precisato – riteniamo fondamentali e che auspichiamo lo siano anche per il nuovo Governo che si sta formando dopo le recenti elezioni politiche”.
Il primo – lo sottolinea Papa Francesco nel Messaggio per la VI Giornata mondiale dei poveri del prossimo 13 novembre – è che “davanti ai poveri non si fa retorica, ma ci si rimbocca le maniche”. Questo, ha osservato mons. Redaelli, “vale a ogni livello. Nelle relazioni quotidiane, ma anche nelle politiche di lotta alla povertà che devono concretamente ed effettivamente raggiungere tutti coloro che sono in povertà non lasciando nessuno scoperto, e dando sostegno per tutto il tempo necessario a migliorarne le condizioni di vita con attenzione al concreto contesto di difficoltà in cui ci troviamo (pensiamo a questi ultimi mesi del 2022 dove la povertà legata alla crisi ‘energetica’ – il costo delle bollette – sta preoccupando moltissimo le nostre Caritas). Un processo non privo di ostacoli che va monitorato costantemente”.
Il presule, precisando che “non spetta a Caritas, né alla Chiesa dare precise indicazioni a chi ha il compito e la grave responsabilità di legiferare e di amministrare per il bene comune, cioè di tutti, anzitutto dei poveri”, ha evidenziato che “in ogni caso, anche rivedendo gli strumenti finora in essere e tenendo conto del quadro pesante dei prossimi mesi e delle risorse limitate, occorre trovare modalità per ‘tenere a galla’ – se mi permettete una semplice immagine – chi rischia di affondare e poi anche per aiutarlo a imparare a nuotare e comunque a raggiungere una sponda sicura”.
Il secondo aspetto ricordato, sempre prendendo sempre a prestito le parole di Papa Francesco dalla Laudato si’ – è che “aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte alle emergenze. Il vero obiettivo dovrebbe essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro”: dunque, “accanto a politiche di contrasto alla povertà comunque accompagnate con interventi di inclusione sociale (istruzione, genitorialità, sostegno psicologico, cura e salute, ecc.), servono misure contro la disoccupazione, di inclusione lavorativa”.

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