Diocesi: mons. Seccia (Lecce), “il Giubileo non è una moda, ma ci chiama a vivere intensamente la vita spirituale”

“Il Giubileo è un’esperienza di fede. In chi dobbiamo porre la nostra speranza? In chi dobbiamo riporre la nostra fiducia? Ce lo ricorda l’Apostolo Giovanni: solo in Gesù, il Figlio di Dio”. Lo ha detto, ieri sera, mons. Michele Seccia, arcivescovo di Lecce, nell’omelia della messa per il pontificale per la festa dei santi patroni e per l’apertura del Giubileo Oronziano, in cattedrale.
“Giubileo, allora, significa riscoprire che siamo figli di un Dio, che è nostro Padre, il Quale con cura e premura si occupa di ognuno di noi e mai ci abbandona, poiché questo Padre onnipotente e buono segue ciascuno dei nostri passi e non si stanca di perdonarci e richiamarci a sé: Tu, mio Dio, mi scruti e mi conosci, sei luce che illumini la mia notte e dissipa le mie tenebre!”, ha spiegato il presule invitando a professare “la bontà e l’Onnipotenza di Dio”: “Affidiamo a Lui ogni aspetto della nostra vita e passando per la Porta Santa che è Cristo, ricordiamoci che Lui solo è la via che ci conduce al Padre”.
“Questa via, questo cammino, questo pellegrinaggio giubilare ci fa comprendere, come il figliol prodigo, che siamo figli a cui il Padre non volge mai le spalle, perché ognuno di noi è nella sua mente e nel suo cuore – ha aggiunto l’arcivescovo -. Dunque, il Giubileo Oronziano ci vuol far riscoprire il nostro essere figli amati e benedetti, ci vuol far intendere la nostra dignità e ci vuol far capire che ogni fratello è figlio di Dio e pertanto va custodito, amato, servito”. Per questo, ha osservato mons. Seccia, “il Giubileo Oronziano sarà anche il giubileo della carità, perché la Chiesa di Lecce è chiamata a risplendere della veste dell’amore”.
Ricordando l’importanza della preghiera e che il nome stesso di Oronzo “abbia come radice il verbo latino oro, oras, orare, che significa pregare”, il presule ha affermato: ” Il Giubileo allora non è una moda e non costituisce semplicemente una bella abitudine cristiana. Vi è qualcosa di più! Il Giubileo ci chiama a vivere intensamente la vita spirituale e a renderci conto che la preghiera è il respiro dell’anima. Tale respiro, però, non è puro intimismo, ma diviene voce di una intera Chiesa e diventa ossigeno nuovo per tutta l’umanità”.
Questo Giubileo, l’auspicio finale, “rinsaldi la nostra fede e la testimonianza dei martiri illumini il nostro pellegrinaggio, affinché non venga meno la nostra speranza e si rafforzi il nostro amore. Chiesa di Lecce, fai memoria dei tuoi santi, vivi di fede in Dio e fai della testimonianza l’abito quotidiano della tua esistenza!”.

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